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Il progetto contro il dramma della povertà educativa femminile

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Stefano Vori

La povertà educativa femminile si acuisce ogni volta che una crisi economica colpisce chi è già in difficoltà. Ed è sempre l’universo femminile a pagare il prezzo più alto.

La povertà è un po’ come la malattia o la morte. Ci sono, ne siamo pienamente consapevoli, ma è meglio non parlarne per non rovinarci la giornata. Anche se la povertà è sempre più vicina a noi, far finta di nulla è la cosa migliore, anche perché poi c’è sempre la frase di accompagnamento a giustificazione di tale condotta: “Tanto poi che cosa potremmo fare realmente?” Ed allora tanto vale ignorare il problema, se non è un problema nostro.

La povertà educativa femminile
La povertà educativa femminile (Fonte: ilovetrading.it)

Sono oltre 5 milioni e mezzo le persone povere in Italia, dove per povere si intende che non hanno i mezzi sufficienti per condurre un’esistenza dignitosa. Di questi quasi un milione e mezzo sono minori. Un tempo il pensiero correva all’Africa quando si parlava di povertà. Ora i poveri li abbiamo accanto a noi, magari sullo stesso pianerottolo di casa. La povertà si trascina dietro altri enormi problemi come la povertà educativa femminile.

La povertà educativa femminile

Povertà. Una parola che, giustamente, intimorisce. Nella storia dell’uomo c’è stato soltanto Francesco di Assisi che l’ha scelta deliberatamente e non per niente è diventato santo. Per gli infiniti poveri del mondo la povertà è uno stato terribile, certo non scelto, né tantomeno voluto. E quando si parla di povertà, anche in questo caso potremmo dire giustamente, si pensa immediatamente all’impossibilità di nutrirsi. Mangiare, bere diventano opportunità soltanto casuali, se si è fortunati e se non lo si è, di fame e di sete si muore. Molto spesso. Ma la povertà ha tanti volti, non soltanto quello prioritario legato all’alimentazione. Lo stato di assoluta indigenza ti chiude tante altre porte. Opportunità  che sono fondamentali per uno sviluppo psico – fisico normale nei giovani e nei giovanissimi. Tante, troppe volte ciò non accade.

In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo dove tanti giovani e giovanissimi abbandonano la scuola scegliendo la condizione apparentemente più comoda, ovvero quella del no allo studio e del no al lavoro, ecco che vengono, o ritornano, alla luce situazioni in cui è la donna a pagare il prezzo più alto. All’interno dei giovani, in una fascia di età che abbraccia i quindicenni fino agli under 30, che decidono di non studiare né di lavorare, sono le giovani o giovanissime donne ad avere il triste primato. La pandemia di Covid ha come impresso un’ulteriore accelerata a questa situazione che riguarda le generazioni più giovani di donne. Occorre, ora più che in passato, rimuovere le condizioni che hanno impedito alle giovani e giovanissime donne di far sentire “la loro voce” sia in ambito scolastico che, successivamente, in quello lavorativo.

Il progetto Save the Children

E’ nato un progetto pilota, che avrà la durata di due anni, che ha visto protagonisti Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità, Yolk ed Intesa San Paolo. Insieme hanno dato vita ad un progetto rivolto in maniera specifica alla promozione dei tanti talenti nascosti presenti tra le giovani e giovanissime donne italiane. La povertà è inaccettabile. La povertà educativa femminile è una piaga da eliminare.

La povertà educativa femminile
La povertà educativa femminile (Fonte: Pixabay)

Mina per sempre il futuro di tante giovani e giovanissime donne. La povertà è un variegato mondo al cui interno, però, sussistono soltanto ingiustizie, che devono essere estirpate in maniera definitiva. Nel Piano europeo di ripresa e resilienza, una delle priorità è stata data precisamente alla parità di genere. Finché ci sarà la povertà educativa femminile, la parità di genere saranno soltanto quattro parole.

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