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Sanatoria criptovalute 2023: guida facile, evita le sanzioni

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Riccardo Magliano

La nuova Legge di Bilancio ha previsto un capitolo dedicato alle criptovalute. Le monete digitali hanno cominciato ad essere un problema già da qualche tempo e il Governo Meloni intende metterci una pezza al livello normativo.

Si parte con la sanatoria sulle criptovalute. Ecco di cosa si tratta e come utilizzarla.

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sanatoria delle criptovalute
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A fianco della sanatoria fiscale delle cartelle esattoriali, la Legge di Bilancio 2023 ha previsto una sanatoria anche sul tema delle criptovalute. Il problema delle monete digitali, di creazione relativamente recente, ma già molto problematiche sia per quanto riguarda la vastità del loro utilizzo, sia per i problemi normativi che queste portano. Per molto tempo le criptovalute sono state in un vuoto normativo che solo recentemente si sta provando a coprire. In Italia il Governo Meloni è partito proprio dalla Legge di Bilancio, con un capitolo apposito proprio sulle criptovalute e la loro regolamentazione. Una cosa che ha fatto molto discutere è proprio questa sanatoria delle criptovalute, che potrebbe permettere di evitare molte sanzioni.

Per “sanatoria delle criptovalute” si intende un procedimento messo in chiaro nella Legge di Bilancio, per cui è possibile riparare alle dimenticanze nella dichiarazione dei redditi dell’inserimento dei redditi derivanti dalle criptovalute. In pratica, considerando che il possesso di criptovalute viene utilizzato proprio per evadere le tasse sul reddito, si tratta di un ultimo avvertimento a chi ha utilizzato le criptovalute per non pagare le tasse di fare ammenda. Nella pratica, la Legge di Bilancio mette in chiaro cosa si deve fare per inserire correttamente le criptovalute nella dichiarazione dei redditi.

Il sistema della sanatoria delle criptovalute, ecco cosa fare per evitare sanzioni

Chi non esegue queste dichiarazioni può rischiare delle sanzioni pari a quelle di chi evade le tasse, quindi meglio fare attenzione. Innanzi tutto, secondo il Testo Unico in Materia di Redditi, le criptovalute sono equiparate alle valute estere. Quindi nella dichiarazione dei redditi queste andranno inserite nelle stesse sezioni: nel quadro RW o, in alcuni casi, nel quadro RT. Nel quadro RT vanno indicate tutte le plusvalenze e le minusvalenze ottenuti dagli strumenti finanziari che possono generare reddito. Quindi si includono tutte le criptovalute come i Bitcoin, ma anche le azioni, le obbligazioni e gli ETF.

Il quadro RW dovrà essere compilato solo quando la giacenza media delle criptovalute è superiore a 15.000 euro, anche se questo avviene per un singolo giorno. La sanatoria si applica proprio in questo contesto. La possibilità di quella di mettere a posto le dimenticanze relative alle criptovalute nella nuova dichiarazione dei redditi, per evitare sanzioni. L’unica spesa da sostenere è quella di una piccola imposta sostitutiva.

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Quanto vale e come si applica la sanatoria

La sanatoria delle criptovalute vale per le operazioni crypto eseguite fino al 31/12/2022. Questa si divide in due sottosezioni: la sanatoria per chi ha percepito dei redditi dalle criptovalute e la sanatoria per chi non ne ha percepiti. In entrambi i casi la base è comunicare allo Stato delle criptovalute in proprio possesso che sono state omesse dalla dichiarazione dei redditi.

A cambiare tra l’una e l’altra sanatoria è la sanzione sostitutiva associata. Per quanto riguarda la sanatoria di chi non ha percepito redditi, questa vale lo 0,5% del valore complessivo non dichiarato per ogni anno di omissione. Chi, invece, ha percepito dei redditi dalle criptovalute dovrà pagare il 3,5% del valore complessivo non dichiarato per ogni anno di omissione.

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