Assegno unico, cosa sta succedendo? Ci sono famiglie che hanno percepito una somma che non spettava. L’Inps potrebbe a breve richiedere la restituzione del denaro proprio a loro.
L’Istituto di prevenzione sociale potrebbe chiedere la restituzione di somme di denaro dell’assegno unico a partire dal 2023. Si tratta di cifre assegnate nel 2022 a famiglie che, secondo quanto emerge, non ne avrebbero avuto diritto.

L’assegno unico è una misura di sostegno economico che rimpiazza gli assegni familiari, aumenta come importo, e viene concesso alle famiglie in difficoltà. La somma da erogare viene stabilita in base ai figli a carico, a determinati criteri oggettivi e soprattutto in base all’Isee. Possono beneficiarne tutti fino al 21esimo anno di età dei figli, ma gli importi chiaramente non sono gli stessi per ogni persona. Questo tipo di aiuto ha però riscontrato una falla nel 2022 e probabilmente l’Inps chiederà delle somme indietro.
Assegno unico 2022: chi dovrà restituirlo
L’assegno unico familiare, a partire da marzo 2022, ha aiutato tantissime famiglie ad affrontare le spese quotidiane. C’è però un cavillo sul quale non è stato considerato un aspetto fondamentale e che probabilmente vedrà da parte dell’Inps una richiesta di restituzione di denaro. I beneficiari dell’assegno unico, la cui famiglia è composta da un solo genitore, da novembre 2022 hanno visto sottrarsi dalla quota mensile la maggiorazione. Questa viene riconosciuta se entrambi i genitori hanno un reddito dato dal lavoro.
Nel dettaglio l’Inps ha previsto una somma aggiuntiva per le famiglie composte da due genitori il cui reddito dipende dal lavoro. Il motivo? Si prevede che, lavorando entrambi i genitori, qualcuno dovrà badare ai figli e quindi è stata concessa una somma extra per pagare ad esempio la babysitter.

Lo stesso trattamento non è specificato per le famiglie monogenitoriali. Non essendoci nessuna specifica, però, anche i nuclei composti da un solo genitore, se l’hanno richiesta, hanno avuto accesso alla maggiorazione nel 2022. Proprio per questo motivo, per un cavillo burocratico, l’Inps potrebbe richiedere alle famiglie monogenitoriali di restituire fino a 210 euro per figlio.
Restituire fino a 210 euro a figlio
Sostanzialmente, l’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230/2021, riconosce, nel caso in cui “entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro”, ogni figlio minore debba avere 30 euro mensili in più se il reddito è inferiore ai 15.000 euro al mese, fino ad arrivare a zero per Isee di 40.000 euro. Tale somma però spetta solo alle famiglie composte da due genitori e non a quelle con uno solo, secondo quanto stabilisce il decreto che istituisce l’assegno unico. Una norma confida che ha fatto erogare soldi che ora l’Inps potrebbe richiedere indietro avendo di fatto già interrotto il beneficio da ottobre 2022.
Questo cavillo del decreto Draghi non è stato corretto con la legge di Bilancio del governo Meloni. Ma ora l’Inps dovrà incassare le 7 mensilità con maggiorazione erogate per errore e potrebbero andare da 210 euro (ovvero 30 euro al mese per figlio figlio per 7 mesi) a somme decisamente più importanti. A pagarle saranno i genitori single, già disagiati economicamente. Si tratta dunque – possiamo dirlo – di un paradosso!