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Dichiarazione dei redditi 2023, ci sono dei compensi che non devi inserire: la guida alla corretta compilazione

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Fabiana Donato

Dichiarazione dei redditi 2023, non tutti i compensi vanno inseriti, ecco come compilarla senza commettere errori gravissimi.

C’è tutto il tempo per imparare a compilare correttamente la dichiarazione dei redditi del 2023, ma bisogna conoscere gli errori da non commettere.

dichiarazione dei redditi guida per evitare errori
Dichiarazione dei redditi – Ilovetrading.it

Si tratta di condizioni che possono essere evitate, e che soprattutto fanno venire meno la conseguenza maggiore. Potrebbe subentrare un ammanco contestato dalla stessa Agenzia delle Entrate. Vuoi fare tutto nel modo giusto e senza perdere tempo? Ecco cosa devi assolutamente sapere. La dichiarazione dei redditi del 2023 è prevista entro il 30 giugno. A partire dal mese di maggio sarà possibile dichiarare quali sono i redditi percepiti durante l’anno, ed in base a ciò si stabiliscono quali sono le imposte da pagare. La questione è disciplinata dall’articolo 3 del DPR n. 917/86. L’errore di sottoscrivere dei redditi che in realtà non sono da riporre, seppur possa sembrare un dettaglio da poco, è comunque grave.

Questo potrebbe prolungare i tempi di gestione della pratica, e causare la contestazione sopracitata da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Dichiarazione dei redditi 2023, guida pratica per evitare errori

L’aspetto più interessante è che i redditi non soggetti a tassazione Irpef sono più di quelli che ci si aspetta. Il margine d’errore per la corretta compilazione del documento è maggiore di quello che si pensi. Quindi, ecco quali sono i redditi da non riportare nella dichiarazione del 2023. Anche perché oltre alle condizioni che generalmente prendono in causa la stragrande maggioranza delle persone, ci sono anche casistiche particolari.

dichiarazione dei redditi come evitare errori
Dichiarazione dei redditi – Ilovetrading.it

Tutti coloro i quali sono soggetti a collaborazioni occasionali, rappresentano una categoria a sé stante. Stiamo parlando di chi compie la sua opera, il lavoro, in modo del tutto occasionale. Quindi, ricevono occasionalmente il compenso che gli spetta. Dovranno dichiarare quanto percepiscono nella categoria che gli spetta, quella dei “redditi diversi”.

La questione previdenziale ha una condizione specifica. Devono iscriversi alla gestione separata INPS quando ottengono un compenso maggiore ai 5.000 euro. Questo secondo quanto stabilito dal comma 2, articolo 44 del Decreto Legge n. 269/2003.

L’obbligo contributivo è legato alla quota del reddito eccedente. Cosa accade allora se non si percepisce il reddito stabilito? Qui è il primo errore nel quale si potrebbe incorrere. La risposta è facile, non va riportato nella dichiarazione. Tutti i redditi che non devono essere dichiarati, sono i seguenti:

  • pensioni, pensioni sociali, indennità ed assegni di accompagnamento;
  • assegni erogati a ciechi, sordomuti ed agli invalidi civili;
  • sussidi erogati a favore degli hanseniani;
  • rendite Inail, con l’esclusione dell’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta;
  • compensi derivanti da attività sportive dilettantistiche inferiori a 7.500 euro;
  • pensioni spettanti per le menomazioni subite durante il servizio di leva in qualità di ufficiale;
  • pensioni spettanti per le menomazioni corrisposte ai Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco;
  • maggiorazione sociale dei trattamenti pensionistici prevista dall’articolo 1 della L. 29 dicembre 1988, n. 544;
  • indennità di mobilità di cui all’art. 7, comma 5, della L. 23 luglio 1991, n. 223, per la parte reinvestita nella costituzione di società cooperative;
  • assegno di maternità, previsto dalla L. n. 448 del 1998, per la donna non lavoratrice;
  • pensioni erogate a persone divenute invalide nell’adempimento del loro dovere;
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