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Pensioni minime ed invalidità: finalmente chiarezza sugli aumenti e sono forti

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Marina Nardone

Un argomento su cui c’era molta confusione. Il tema delle pensioni minime e dell’invalidità è stato affrontato dal governo con chiarezza. 

Il Governo ha annunciato, per il 2024, aumenti per quanto riguarda le pensioni minime e la pensione di invalidità. In parte sono già previsti dagli adeguamenti sia ordinari che straordinari al costo della vita, altri arriveranno, si pensa, dalla revisione degli scaglioni Irpef previsti dalla nuova riforma fiscale. Per quanto riguarda le pensioni, il Governo e l’esecutivo hanno già preso parecchi impegni sia durante la campagna elettorale che prima dell’ultima finanziaria.

Le parole del governo
Chiarezza sulle pensioni e sull’invalidità- Ilovetrading.it

Le pensioni di invalidità, saranno incluse nella rivalutazione straordinaria che partirà a Gennaio in base all’indice di inflazione. Come detto precedentemente, oltre agli adeguamenti diciamo naturali, si potrebbero aggiungere anche quelli derivati dalla riforma fiscale che, dal controllo e revisione degli scaglioni Irpef, porterà importi più alti per tutti i pensionati. Vediamo quindi le motivazioni che porteranno agli incrementi e cerchiamo di calcolare le cifre.

Gli interventi sulle pensioni minime e sull’invalidità da gennaio 2024

A Gennaio 2024, il primo aumento riguarderà l’adeguamento degli importi al tasso di inflazione. Toccherà tutte le pensioni, comprese quelle di invalidità e l’assegno sociale (le prestazioni assistenziali).

Le parole del governo
Pensione invalidità- Ilovetrading.it

Il Governo ha stimato, nel documento di economia e finanza che, entro dicembre il tasso di inflazione medio nel 2023 sarà del 5,4%. Per capirci, una pensione di 1.000 euro riceverà un aumento di 54 euro mentre una pensione di 1.500 euro, riceverà un aumento pari a 81 euro. Ricordiamo inoltre che la rivalutazione al tasso d’inflazione non sarà applicata al 100% per tutte le pensioni che superano di quattro volte l’assegno sociale (2.100 euro lorde circa).

Per quanto riguarda gli assegni pensionistici più alti, l’adeguamento scenderà proporzionalmente all’aumento degli importo e passerà dall’85 al 32%. A questo aumento si deve aggiungere anche (già programmato) il conguaglio della rivalutazione che è già stata effettuata a inizio 2023 ed è circa lo 0.8%.

Il Governo, dovrà intervenire anche sulle pensioni minime che hanno un importo non inferiore a 563,74 euro. Come per il 2023 che è stato aumentato dell’1,5% (per gli ultra 75enni il 6,4%) anche per il 2024 c’è un aumento previsto pari al 2,7%. Detto importo, potrebbe essere attribuito anche prima della fine dell’anno anche se non ci sono certezze. L’aumento aggiuntivo, pare sia garantito alle pensioni di invalidità che sono state escluse nella rivalutazione straordinaria di dicembre scorso.

Come detto precedentemente, l’aumento delle pensioni non sarà legato solo agli adeguamenti relativi all’inflazione ma ad un altro motivo, connesso alla riforma fiscale che dovrebbe essere approvata entro la fine dell’anno. Tale riforma prevede la modifica delle aliquote Irpef che a sua volta prevede un taglio imposte sui redditi; questa manovra, comporterà vantaggi anche sugli importi delle pensioni. La modifica prevede di passare dai quattro scaglioni ai tre, Non sono state definite ancora le percentuali ma indicativamente si ragiona su tre soglie:

  • Per i redditi fino a 28 mila euro, il 23%
  •  Per redditi oltre i 28 mila euro e fino ai 50 mila euro, il 35%
  •  Per i redditi oltre i 50 mila euro, il 43%.

Dovrà anche essere rivalutato il sistema delle detrazioni oltre che alla riduzione delle tasse, anzi potrebbe essere determinante perche riducendo le detrazioni fiscali il Governo spera di risparmiare le risorse necessarie per la realizzazione della riforma fiscale.

Il Governo non sta pensando di portare a 1.000 euro le pensioni minime per mancanza di risorse e inoltre deve fare i conti con le riforme delle pensioni, lavoro che si preannuncia complesso in quanto aumenta la popolazione anziana e diminuisce quella in età da lavoro e si rischia di mettere a rischio l’equilibrio economico del sistema previdenziale. A questo proposito, potrebbe slittare anche Quota 41 (pensione a qualsiasi età ma con 41 anni di contributi) in quanto pare abbia costi molto alti.

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