In alcuni casi l’Agenzia delle Entrate può negare o ridurre o ancora dilatare su più anni i rimborsi del 730? Verifichiamo le casistiche e chi potrebbe essere coinvolto
In temi di dichiarazione dei redditi da compilare e presentare occorre fare chiarezza in merito a tante questioni e dubbi che potrebbero insorgere creando non poca confusione nei contribuenti in fase di presentazione del 730 2023. Tra questi una domanda che assilla molte persone è se l’Agenzia delle Entrate abbia la possibilità, in talune situazioni, di negare i rimborsi oppure di ritardarne l’erogazione o ancora di ridurli o dilatarli nell’arco di più anni.
Anzitutto una indicazione sulle tempistiche dei rimborsi: la ricezione è legata anche alla data di presentazione del 730 e, per fare un esempio, nel caso di un lavoratore dipendente, bisognerà attendere il mese successivo a quello della presentazione delle dichiarazione dei redditi per riceverlo in busta paga.
Se la presentazione avviene entro fine giugno, dunque, il rimborso verrà erogato a luglio e cosi nel caso l’invio del 730 avvenga a luglio occorrerà attendere il mese di agosto. In base alle norme in vigore però vi sono anche casi nei quali tali rimborsi potrebbero avvenire in ritardo: l’Agenzia delle Entrate può, inoltre ridurre i rimborsi stessi o addirittura negarli sulla base di eventuali controlli che potrebbero portare a risultanze di rimborso differenti rispetto a quelle che il contribuente ha richiesto sul 730 2023.
Ma non solo perché qualora la dichiarazione dei redditi venga presentata al di fuori dai tempi previsti per legge verranno applicate sanzioni da versare all’Agenzia delle Entrate, le quali potrebbero essere trattenute, in compensazione, proprio dai rimborsi dovuti, andando di fatto a ridurne l’importo totale.
Ricordiamo che i controlli delle dichiarazioni dei redditi avvengono a campione: l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di farlo per verificare se le informazioni inserite siano corrette. Se così non fosse i rimborsi a credito potrebbero anche essere bloccati parzialmente o totalmente, o ancora ritardandone l’invio o suddividendoli questo nel corso dell’intero anno di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Questo può avvenire, ad esempio, in caso di modifica della precompilata da parte del contribuente senza che si sia rivolto ad un intermediario, o ancora qualora il credito Irpef risulti superiore ai 4.000 euro e derivi da detrazioni “per carichi di famiglia o eccedenze di imposta derivanti da precedenti annualità”; in ultimo in presenza di elementi di incoerenza rilevati.
Questo comporterebbe il blocco dei rimborsi in attesa degli accertamenti che solitamente vengono terminati entro quattro mesi dalla scadenza della presentazione del 730; vale a dire che ipoteticamente si potrebbe anche dover attendere fino a marzo dell’anno successivo. Ma anche l’importo determina la data: entro i 1000 euro tra il 15 ed il 22 dicembre; tra 1000 e 4000 euro tra gennaio e marzo; sopra i 4000 euro tra i 4 ed i 6 mesi di attesa.
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