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Ritardo nei pagamenti: cosa succede e come bisogna comportarsi se arriva una diffida ad adempiere

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Giuseppe F.

Quali sono le conseguenze delle ricezione di una diffida ad adempiere? Ecco cosa succede dopo l’arrivo di un’intimazione o un sollecito. 

Il creditore può rivolge al debitore un sollecito, chiamato diffida, affinché quest’ultimo adempia la propria prestazione. In molti casi si parla di messa in mora. La differenza è solo contestuale. In tutti i casi, se il soggetto debitore riceve un’intimazione formale rispetto al suo debito, deve far fronte a delle conseguenze.

Diffida ad adempiere
Come funziona la diffida ad adempiere e come opporsi – ilovetrading.it

Queste conseguenze si attivano nei confronti del creditore così come disciplinato dagli articoli 1221 e 1223 del Codice civile. La diffida, in questo senso, risponde legalmente a un sollecito di pagamento o a una lettera di messa in mora.

Non tutti sanno però che la lettera di messa in mora e di diffida si possono contestare, sempre nel rispetto di alcune condizioni e tempistiche. Di norma la diffida ad adempiere è la dichiarazione scritta con cui si comunica alla parte inadempiente che, se non eseguirà la propria prestazione entro un termine non inferiore a quindici giorni, il contratto si intenderà senz’altro risolto.

Quei quindici giorni possono dunque essere utili per contestare la diffida stessa e giustificarsi. E per farlo, a livello legale, è necessario redigere una lettera di contestazione. In questa lettere si potrà contestare sia la diffida in sé che la forma con cui è pervenuta.

Cosa succede dopo l’arrivo di una diffida ad adempiere

Quando scadono i quindici giorni, la diffida ha delle conseguenze legali. Nel caso di un contratto, per esempio, il rapporto fra le parti si considera ormai sciolto senza bisogno dell’intervento del giudice. In caso di debiti, scatta la denuncia e poi partono le sanzioni. Compreso il rimborso delle spese legali.

Cos'è una diffida ad adempiere
Mancato pagamento e diffida: quali sono le conseguenze – ilovetrading.it

Solo dopo che il giudice si sarà pronunciato, il creditore potrà avvalersi del pignoramento. Prima non è mai possibile procedere in automatico in questo senso. Occorrono sempre una sentenza o un decreto ingiuntivo.

Ovviamente l’invio di una lettera di diffida o di messa in mora deve essere conforme a determinati requisiti. Deve arrivare tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o, in alternativa, tramite PEC. Deve anche contenere il motivo della richiesta, l’eventuale somma da pagare e la dichiarazione dell’intimazione a pagare.

Il termine dei quindici giorni per ottemperare alla richiesta ricevuta non è mai perentorio. Se si dovesse trattare di un pagamento insolvente, si può saldare la somma dovuta anche il sedicesimo giorno, senza sanzioni. In più, se il creditore avesse depositato gli atti in tribunale, ma il giudice non avesse ancora emesso il decreto ingiuntivo, allora non si potrebbe esigere il rimborso delle spese legali.

Con la lettera di contestazione si può spiegare spiegazione la propria situazione e rivelare una contestazione generica (cioè senza spiegarsi). Nel caso in cui il creditore dovesse andare fino in fondo, chiedendo un decreto ingiuntivo in Tribunale, il debitore avrà la possibilità di presentare un’opposizione entro quaranta giorni di tempo. Ma per farlo avrà bisogno di un avvocato.

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