Stipulare un accordo di locazione richiede il versamento di alcune imposte, variabili a seconda del fatto che il locatore sia un’impresa oppure un privato.
Decidere di mettere in affitto un immobile è ritenuto un grosso vantaggio per ottenere un’entrata in più, ma non è esente dal pagamento di alcune tasse. Sapere quali siano e a quanto ammontino a priori è utile anche per valutare se procedere e quindi stipulare un contratto con un affittuario. Le imposte però variano a seconda che il locatore sia soggetto a IVA o meno. Nel primo caso affittare l’immobile è un’azienda, nel secondo invece è un cittadino privato.
Prima di tutto si può parlare però dell’unica che non varia nei due casi, l’imposta di bollo. Va versata per la registrazione del contratto e prevede un costo di 16 euro ogni 100 righe di testo contenute all’interno del documento, o eventualmente ogni 4 facciate per ogni copia. Questa lunghezza è lo standard (raramente l’imposta è superiore a 16 euro) e prevede l’acquisto delle apposite marche da bollo, da comprare in data non successiva a quella della stipula del contratto e da affiggere sullo stesso.
C’è poi l’imposta di registro che si può pagare in un’unica soluzione se il contratto dura più anni o suddivisa in rate annuali. In caso il locatore sia un’impresa costruttrice e quindi soggetta a IVA allora questa si presenta fissa a 67 euro. Se invece è un privato a locare la struttura abitativa la si applica in misura proporzionale con l’aliquota del 2% del canone annuo di affitto.
Oltre alle imposte viste sopra ci sono da considerare le tasse sul reddito che si riceve dall’affitto. Queste si alzeranno a seconda del reddito imponibile, suddiviso in cinque scaglioni dal sistema tributario sulla base del totale delle entrate percepite annualmente. La più bassa è prevista per i redditi inferiori a 15.000 euro ed è pari al 23%, mentre per il secondo scaglione (fino a 28.000 euro) ammonta al 27%.
Esiste infine il regime facoltativo della cedolare secca che non prevede né l’imposta di bollo né quella di registro. A poterla richiedere sono esclusivamente le persone fisiche che non affittano nell’esercizio dell’attività di impresa, e si può ricorrervi anche per le locazioni brevi. La quota prevista è del 21% se il canone di locazione è libero e del 10% se concordato. Se si opta per la cedolare secca tuttavia non è possibile chiedere l’aggiornamento del canone per tutta la durata del contratto.
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