Lo stop alle caldaie a gas arriva dall’Unione Europea che, al contempo, cancella anche i bonus per sostituirle: allora come fare?
L’Unione Europea lo ha dimostrato ormai da tempo: la volontà di virare verso la sostenibilità ambientale è palese, su tutti i fronti, e le spinte verso una conversione dal fossile al rinnovabile sono sempre più decise. Tanto da sembrare, in diverse occasioni, più simili a spintoni: in particolare nei confronti dei cittadini europei, ai quali è richiesto – e imposto – un impegno sempre maggior per contribuire alla “svolta green”.
Impegno che, in molti casi, pare assumere le sembianze di un sacrificio: perché non sempre insieme ai nuovi obblighi introdotti per inquinare meno l’ambiente corrispondono supporti ed aiuti adeguati, affinché le misure da adottare non ricadano direttamente ed esclusivamente sulle spalle e sui portafogli dei contribuenti, già vessati da anni di crisi che proseguono imperterriti la loro marcia.
L’ultimo provvedimento, in ordine di tempo, riguarda le caldaie: stop a quelle a gas, con imposizione di escluderle dal mercato entro il 2029. E fino a qui possiamo essere tutti – o quasi – d’accordo. Al contempo, però, l’UE ha deciso di non rendere più disponibili i bonus di sostegno per l’acquisto a partire, stando a quanto emerso dalle prime ipotesi, dall’anno 2025 o 2026. Sembra quindi un paradosso?
I bonus previsti per le caldaie verranno quindi cancellati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): gli interventi effettuati in Italia e finanziati attraverso il piano, infatti, secondo le direttive europee devono creare le condizioni per il risanamento ambientale e siccome le caldaie a gas, al contrario, nuocciono all’ambiente, ecco che allora i loro bonus vanno cancellati.
Eppure, stando almeno a quanto emerso fino ad ora, non tutte le caldaie a gas saranno vietate: al divieto assoluto e definitivo per alcuni modelli si dovrebbe accompagnare ad una lista di quelli, sempre a gas, ancora installabili, a patto che siano conformi a specifiche normative o installate all’interno di edifici coinvolti in progetti di efficientamento energetico di maggiore scala.
Insomma, le anticipazioni per il momento hanno suscitato scalpore e preoccupazione tanto per i cittadini quanto per le aziende, che temono di doversi sobbarcare le spese della conversione energetica senza supporti adeguati da parte dello Stato e dell’Europa. L’incognita al momento ricade sul tipo di bonus che verranno sostituiti a quelli esistenti, in particolare a partire dal 2025, e che riguarderanno le tecnologie alternative a sostituzione degli impianti ritenuti obsoleti, non più a norma e nemici dell’ambiente.
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