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Lasciare il TFR in azienda o puntare sulla previdenza integrativa? La soluzione che ti permette di avere anche agevolazioni fiscale

Gerardo Marciano

Sembra una semplice firma sul modulo, ma scegliere dove destinare il TFR può cambiare il futuro finanziario di ogni lavoratore. E no, non è solo una questione di calcoli o burocrazia. Tra interessi garantiti, agevolazioni fiscali e possibilità (o meno) di accedere al capitale, si gioca una partita molto più seria di quanto sembri. La domanda è: lasciare il TFR in azienda o puntare sulla previdenza integrativa?

Per chi entra in un nuovo posto fisso, tutto ruota intorno a una scelta che sembra lontana nel tempo e invece arriva subito: sei mesi per decidere. In quel breve lasso di tempo, si deve valutare dove far crescere quei soldi che si accumulano mese dopo mese.

Persona che legge con attenzione infromaizoni sul TFR
Versare o non versare? Lasciare il TFR in azienda o puntare sulla previdenza integrativa?-ilovetrading.it

Una decisione apparentemente tecnica che, in realtà, riflette la propria visione della stabilità, del futuro e della fiducia nei sistemi di gestione, pubblici o privati. Niente panico, però: la scelta può essere meno complessa se si conoscono davvero i pro e i contro.

TFR lasciato in azienda: una scelta che sembra prudente ma non è sempre la più sicura

A prima vista, mantenere il TFR in azienda appare la via più semplice. Non richiede analisi finanziarie né confronti tra fondi: basta non esprimere alcuna preferenza. Nelle aziende con meno di 50 dipendenti, questo significa che il TFR resta realmente nelle casse dell’impresa e viene rivalutato ogni anno con un tasso fisso dell’1,5% più il 75% dell’inflazione.

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TFR lasciato in azienda: una scelta che sembra prudente ma non è sempre la più sicura-ilovetrading.it

La tassazione sul TFR aziendale, però, non è sempre leggera: al momento della liquidazione, la somma è soggetta a tassazione separata, calcolata sulla media dei redditi degli ultimi cinque anni, con aliquote a partire dal 23%. Una percentuale che, rispetto ad altri strumenti previdenziali, risulta meno conveniente nel lungo periodo.

C’è poi il tema della solidità aziendale: se l’impresa attraversa una crisi o, peggio, fallisce, i lavoratori hanno dei privilegi come creditori, ma non sempre tutto fila liscio. In molti casi i tempi si allungano, i rimborsi si complicano e il rischio di perdere parte del capitale diventa concreto.

Versare il TFR in un fondo pensione: più complesso all’inizio, ma con vantaggi che durano nel tempo

Spostare il TFR in un fondo pensione significa aderire a un sistema di previdenza integrativa. È una decisione che non può essere revocata e richiede un po’ più di attenzione, perché implica la scelta di un fondo, una linea d’investimento e una certa tolleranza al rischio. Tuttavia, i benefici sono significativi: dai rendimenti medi superiori al 3% agli sconti fiscali già durante la fase di accumulo.

Ogni euro versato (oltre il TFR) può essere dedotto dal reddito fino a 5.164 euro l’anno, riducendo direttamente la base imponibile IRPEF. Al momento dell’erogazione, la tassazione è ancora più leggera: si parte dal 15% e si può scendere fino al 9%, a seconda degli anni di contribuzione.

Inoltre, il capitale versato nei fondi pensione è separato dai patrimoni delle società che li gestiscono, protetto da norme rigide e costantemente vigilato. Questo garantisce un livello di sicurezza ben superiore rispetto a molte aziende private, specialmente in un contesto economico in continuo cambiamento.

Alla fine, destinare il TFR al fondo pensione è una scelta che guarda lontano, ideale per chi è giovane e ha il tempo dalla sua parte. Ma anche chi è più avanti con l’età può trarne vantaggio, specialmente se si desidera affiancare una pensione pubblica che rischia di essere insufficiente.

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