Il 730 semplificato è molto vantaggioso per i contribuenti, ma può determinare un ritardo nell’erogazione dei rimborsi. In quali casi?
I contribuenti hanno a disposizione il Modello 730 semplificato, per l’invio della dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Lo strumento è stato introdotto dal Fisco al fine di rendere molto più facile e immediata la trasmissione dei dati anche ai meno esperti. Da quest’anno, inoltre, la procedura è stata resa ulteriormente più snella.

La documentazione, infatti, è stata suddivisa per sezioni tematiche (Casa, Lavoro, Famiglia e Spese), in modo tale che sia più intuitivo l’adempimento. Ma in molti si chiedono se questa semplificazione comporti una contropartita e se rende più lento l’ottenimento dei rimborsi fiscali in busta paga. Facciamo chiarezza sul punto e fughiamo i dubbi dei Lettori.
730 semplificato: in cosa consiste e quali vantaggi assicura?
Tutti i contribuenti possono accedere al Modello 730 semplificato, tramite il portale online ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. Dopo l’autenticazione con le credenziali digitali SPID, CIE o CNS, gli interessati possono consultare i dati già inseriti dal Fisco e, poi, confermare, correggere o integrare le informazioni che necessitano di aggiornamento.

Il nuovo sistema è stato ideato per i pensionati e i lavoratori dipendenti, ossia coloro che normalmente ricevono i conguagli direttamente in busta paga o nel cedolino pensione. Il 730 semplificato, dunque, presenta due vantaggi: è adatto anche ai soggetti che sono poco avvezzi alla struttura classica del 730 e consente di compilare la certificazione evitando di commettere errori formali.
Slittamento dei rimborsi fino a 6 mesi in caso di controlli del Fisco
Occhio, però, perché anche il Modello 730 semplificato può essere oggetto di controlli fiscali e, nel dettaglio, di controlli automatici, formali e preventivi. Questi ultimi sono particolarmente diffusi, perché diretti a scovare le irregolarità prima che il rimborso venga erogato al contribuente. I controlli preventivi possono essere disposti dall’Agenzia delle Entrate in maniera automatizzata oppure tramite verifica della documentazione giustificativa, entro quattro mesi dalla scadenza per la presentazione della Dichiarazione dei Redditi. Le ipotesi principali in cui possono essere compiuti gli accertamenti sono i seguenti:
- modifica dei dati precompilati (ad esempio, inserimento di spese mediche non calcolate dal sistema);
- rimborso superiore a 4.000 euro e, in generale, importi considerati spropositati rispetto al reddito dichiarato;
- mancanza di sostituto d’imposta (in tal caso, il rimborso è pagato direttamente dal Fisco)
- incongruenze tra le informazioni dichiarate e quelle possedute dall’Agenzia delle Entrate.
In tutte queste ipotesi, il rimborso in busta paga o nel cedolino pensione (dei mesi di luglio o agosto) non può essere disposto, ma bisognerà attendere la fine delle verifiche. In tal caso, le somme spettanti arriveranno non oltre il sesto mese dopo la data di scadenza della trasmissione della dichiarazione dei redditi.