Ci sono situazioni in cui la vita cambia direzione senza preavviso. Il corpo inizia a fare resistenza, la mente perde lucidità, ma il bisogno di lavorare resta. Non si è completamente inabili, ma neppure pienamente operativi. In questo spazio incerto, l’assegno ordinario di invalidità può rappresentare un’ancora. Un sostegno concreto, pensato per chi affronta ogni giorno il lavoro con fatica crescente. Ma pochi sanno davvero come funziona, chi può richiederlo e perché potrebbe cambiare la quotidianità di molte persone.
Non si tratta di assistenzialismo né di un’uscita definitiva dal mondo del lavoro. È una misura previdenziale seria, regolata da requisiti stringenti e valutazioni mediche ufficiali.

Nasce per rispondere a situazioni reali, spesso sottovalutate, dove l’attività lavorativa è ancora possibile ma profondamente limitata da una condizione fisica o mentale persistente. E in questo scenario, il ruolo dell’INPS diventa centrale.
Quando il lavoro diventa troppo pesante: cos’è davvero l’assegno ordinario di invalidità INPS
L’assegno ordinario di invalidità è una misura economica che affianca i lavoratori il cui stato di salute ha compromesso in modo serio la capacità di lavorare, senza però arrivare alla totale inabilità. Secondo quanto stabilito, il requisito sanitario prevede che la capacità lavorativa sia ridotta a meno di un terzo, una soglia valutata da una Commissione Medico-Legale dell’INPS, sulla base di una documentazione medica ben precisa.

Questa prestazione può essere richiesta non solo dai lavoratori dipendenti del settore privato, ma anche da quelli pubblici, autonomi, artigiani, commercianti, coltivatori diretti e da chi è iscritto alla Gestione separata. I requisiti contributivi prevedono almeno cinque anni di contribuzione complessiva (260 settimane), di cui tre anni devono essere maturati nei cinque anni precedenti la domanda. La normativa permette anche di considerare periodi assicurativi svolti all’estero, purché in Paesi convenzionati con l’Italia.
La prestazione decorre, in genere, dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda. Non è automatica e non è definitiva. Infatti, ha una durata di tre anni, al termine dei quali si può chiedere il rinnovo. Se il rinnovo viene richiesto entro 120 giorni dalla scadenza, il pagamento riparte dal mese successivo alla nuova richiesta. Dopo tre rinnovi consecutivi, l’AOI può diventare definitiva, anche se l’INPS conserva la facoltà di disporre controlli successivi per verificare che la condizione invalidante sia ancora presente.
L’importo dell’assegno ordinario di invalidità varia in base ai contributi versati e alla retribuzione media, ma per il 2025 si aggira generalmente tra i 310 e i 670 euro al mese. In alcuni casi, può superare i 1.000 euro, ma solo se l’interessato ha una carriera contributiva lunga e retribuzioni elevate. Il pagamento avviene mensilmente, con tredicesima inclusa.
Un aiuto economico che non esclude il lavoro: perché l’AOI è una misura preziosa ma poco conosciuta
Molti pensano che accedere all’assegno ordinario di invalidità significhi abbandonare completamente il lavoro. In realtà, la prestazione è compatibile con una certa attività lavorativa, purché i redditi non superino specifici limiti. Questo aspetto la rende una soluzione particolarmente utile per chi, pur riducendo l’impegno, desidera mantenere un ruolo attivo nella società.
L’AOI è anche una forma di tutela temporanea, che può accompagnare verso una ripresa o verso un eventuale pensionamento per invalidità. È uno strumento flessibile, che non interrompe di colpo la vita professionale, ma la adatta a nuove condizioni. Un’opportunità che permette di respirare e di non sentirsi soli in un momento di difficoltà.