Una scelta apparentemente innocua può trasformarsi in una valanga di costi inattesi. Non è sempre facile capire quando una decisione, fatta magari con leggerezza, può rimettere in moto un meccanismo complicato e costoso. Rottamazione cartelle: c’è un dettaglio che in pochi considerano davvero, ma che può cambiare tutto. Basta poco per scivolare fuori da un piano agevolato e ritrovarsi a fronteggiare condizioni ben più severe. La differenza? Sta tutta nei numeri, ma anche nei tempi e nelle regole che si riattivano in silenzio. Un ritorno alla riscossione ordinaria non è mai indolore, soprattutto quando si ignorano certe conseguenze. Una volta fuori, rientrare è praticamente impossibile. E intanto, ogni giorno conta.
C’è chi si è trovato improvvisamente fuori da un piano di definizione agevolata senza nemmeno rendersene conto. Bastano alcune rate dimenticate, oppure la scelta di non includere determinate cartelle. Altri, invece, hanno agito per prudenza o per necessità, escludendo dei carichi dal piano agevolato con strumenti come il servizio “ContiTu”, magari per non sovraccaricare le proprie finanze.

Il punto è che, nel momento in cui si esce, anche solo parzialmente, dalla rottamazione, si attiva un meccanismo ben diverso. Non si tratta più di agevolazioni, ma di regole standard, più rigide e soprattutto più onerose.
Questo passaggio, spesso sottovalutato, ha un impatto concreto: tutto quello che prima veniva ridotto o eliminato, torna a pesare sul debito. E più passa il tempo, più questo peso aumenta. A quel punto, non si tratta solo di numeri, ma anche di priorità: vale la pena rinunciare a determinati benefici solo per un’apparente semplificazione? Molti non si pongono questa domanda finché non è troppo tardi. Perché il ritorno alla riscossione ordinaria è automatico, silenzioso, ma estremamente incisivo.
Rottamazione saltata: quanto può diventare pesante un vecchio debito
Quando si esce dalla rottamazione cartelle, i debiti tornano sotto il regime della riscossione ordinaria. Questo significa dire addio agli sconti e accettare il ritorno di interessi e oneri. Il primo a riaffacciarsi è l’interesse di mora, che inizia a maturare dal 61° giorno dopo la notifica della cartella, con un tasso annuo attualmente fissato al 2,68%. Anche se si calcola solo sul capitale iscritto a ruolo, col tempo può far lievitare l’importo in modo considerevole.

A questi si sommano le spese di notifica, un costo fisso per ogni cartella, attualmente 5,88 euro, che spesso viene trascurato ma che incide. Se il debito è legato a cartelle antecedenti al 2022, entra in gioco anche l’aggio di riscossione, una commissione dovuta all’ente esattore: 3% se si paga entro 60 giorni, 6% oltre tale termine. Una cifra che si aggiunge al conto finale senza alcuna possibilità di riduzione.
E nel caso si chieda una rateizzazione, le cose non migliorano granché. Gli interessi non spariscono, si trasformano. Da interessi di mora diventano interessi di dilazione, calcolati su tutto l’importo dilazionato, con un tasso che può arrivare al 4,5% annuo. Se poi si saltano cinque rate, anche non consecutive, la rateazione decade e si rischia l’avvio delle procedure esecutive, come pignoramenti o fermi amministrativi.
Escludere cartelle dalla rottamazione: davvero ne vale la pena?
Accedere a una definizione agevolata è un’opportunità, ma mantenerla richiede attenzione. Anche una sola scelta errata, come l’esclusione di alcune cartelle con strumenti come “ContiTu”, può aprire la porta a una lunga lista di costi aggiuntivi. Ogni cartella esclusa torna nel circuito ordinario, con tutto ciò che questo comporta. Le sanzioni, che nella rottamazione venivano azzerate, diventano di nuovo esigibili. E anche se non producono interessi di mora, il loro importo torna a pesare sul totale.
Molti scelgono di alleggerire il piano pensando di rendere la situazione più sostenibile. Ma in realtà, stanno creando un carico economico maggiore nel tempo. I vantaggi della rottamazione cartelle sono significativi, e una volta decaduti, non c’è modo di recuperarli. L’agevolazione non può essere riattivata, a meno di nuove norme future, che nessuno può garantire.
Per questo, mantenere la rottamazione attiva può essere più vantaggioso di quanto sembri. Anche con qualche sacrificio, seguire il piano può evitare complicazioni e costi più alti.