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Eredità e quote di legittimità: nuove regole che bisogna conoscere

Gerardo Marciano

Una decisione che potrebbe cambiare il modo di vedere l’eredità: non serve più un calcolo certosino per difendere i propri diritti. Una svolta che tocca da vicino chi sente di aver ricevuto meno di quanto spettasse di diritto, alleggerendo il percorso per fare valere le proprie ragioni. Tra atti notarili, vecchie donazioni e patrimoni complessi, una recente interpretazione della Cassazione ha acceso un faro su un tema che sembrava riservato solo a chi aveva tempo e risorse per lunghe battaglie legali. Ma questa volta il vento è cambiato. Un’innovazione che non si limita a una questione tecnica: dietro c’è l’idea di rendere più umano e accessibile un passaggio che, di per sé, porta già con sé emozioni forti. E la novità non riguarda solo il diritto, ma anche il lato fiscale, con implicazioni che toccano chiunque si trovi a raccogliere un’eredità.

Affrontare un’eredità non è mai solo una questione economica: significa gestire ricordi, rapporti familiari e, spesso, l’amarezza di vedere decisioni che sembrano ingiuste. In passato, chi riteneva compromessa la propria quota di eredità si trovava davanti a un percorso complesso: servivano prove dettagliate e calcoli meticolosi del patrimonio, operazioni che non tutti erano in grado di affrontare. Molti rinunciavano ancora prima di iniziare, sentendosi impotenti.

Documenti eredità
Eredità e quote di legittimità: nuove regole che bisogna conoscere-ilovetrading.it

Oggi, però, qualcosa è cambiato. Con l’ordinanza n. 20954/2025 del 25 luglio 2025, la Corte di Cassazione ha semplificato l’accesso alla giustizia per chi ritiene lesa la propria quota di legittima. Ora basta fornire una dimostrazione verosimile che la quota riservata sia stata violata, senza presentare da subito un calcolo preciso. Questo significa che chi ha solo indizi, ma non prove definitive, può comunque agire, evitando che il diritto resti solo sulla carta. È un passo che avvicina la tutela dei legittimari alla realtà quotidiana, permettendo di intervenire anche in situazioni complicate, in cui la ricostruzione del patrimonio è difficile o incompleta.

Una nuova interpretazione per gli eredi legittimari

La tutela dei legittimari,  coniuge, figli e, in loro assenza, i genitori,  è un pilastro del Codice civile (articoli 536 e seguenti), ma finora farla valere richiedeva competenze tecniche e risorse notevoli. L’ordinanza della Cassazione ribalta questa prospettiva: non occorre più presentare una perizia dettagliata, basta dimostrare in maniera plausibile che le disposizioni testamentarie o le donazioni fatte in vita dal defunto abbiano compromesso la quota di riserva. Così l’azione di riduzione, strumento fondamentale per riequilibrare l’eredità, diventa più accessibile.

Trasferimento di una casa ed eredità
Una nuova interpretazione per gli eredi legittimari-ilovetrading.it

Questa interpretazione riduce le barriere d’ingresso alla giustizia, consentendo a chi ritiene compromessi i propri diritti di agire anche con informazioni parziali. Non è un via libera a richieste infondate: il giudice valuterà comunque la solidità degli elementi presentati, ma il carico iniziale per il legittimario si alleggerisce notevolmente. È un cambiamento che ha il sapore di una democratizzazione del diritto successorio, perché permette di intervenire anche in situazioni in cui la ricostruzione del patrimonio non è semplice, come accade quando il defunto ha effettuato numerose donazioni o gestito beni difficili da tracciare.

Eredità e imposte: regole più chiare

Accanto alle tutele giudiziarie, emergono importanti novità anche sul piano fiscale. L’abbandono del coacervo donativo – che obbligava a sommare le donazioni fatte in vita al patrimonio ereditario per calcolare l’imposta di successione – rappresenta un alleggerimento concreto per gli eredi. Oggi l’imposta si calcola solo sui beni effettivamente presenti al momento del decesso, riducendo il carico fiscale e semplificando le operazioni.

La Cassazione ha inoltre chiarito che il presupposto dell’imposta di successione non è l’accettazione formale, ma la semplice qualità di erede. Chi non intenda assumere questo ruolo deve rinunciare espressamente entro i termini di legge, altrimenti resta soggetto al tributo. Altrettanto rilevante è il principio secondo cui, se un testamento viene sostituito da uno nuovo, la dichiarazione di successione basata sul primo perde efficacia, liberando da obblighi fiscali chi era stato inizialmente designato.

Questi chiarimenti rendono l’esperienza successoria meno opaca e più sostenibile, in un momento in cui il peso emotivo si somma già alla complessità delle pratiche burocratiche. La domanda che resta aperta è se questo percorso di semplificazione proseguirà, trasformando davvero l’eredità in un terreno meno insidioso per chi vi si trova coinvolto.

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