Può davvero esistere una doppia pensione di reversibilità per un figlio disabile? Alcune possibilità sembrano così remote da sembrare leggende metropolitane, ma in realtà si basano su regole ben precise. In certi casi, anche una seconda pensione può fare la differenza, soprattutto quando si ha a che fare con bisogni continui, spese fisse e nessuna autonomia possibile. Ma c’è un confine sottile tra ciò che si può ottenere e ciò che si perde per un dettaglio. E a volte basta davvero poco per cadere fuori da quei margini. Conoscere i requisiti, però, può aprire nuove strade.**
Quando un figlio vive una condizione di disabilità permanente, il sostegno economico diventa spesso l’unica certezza possibile. Soprattutto se i genitori non ci sono più. E qui entra in gioco la pensione di reversibilità, che non sempre si limita a un solo genitore. Se vengono rispettate determinate condizioni, esiste anche la possibilità di riceverne due, in momenti diversi, a seguito del decesso di entrambi i genitori. Ma questo diritto non si attiva automaticamente.

Il figlio, infatti, deve risultare inabile al lavoro in modo assoluto e duraturo, certificato attraverso un riconoscimento formale. E non basta essere stato accudito: è necessario risultare fiscalmente a carico al momento della morte del genitore. In altre parole, ci dev’essere stata una reale dipendenza economica.
Quando è possibile ottenere due pensioni di reversibilità
Perché la doppia pensione di reversibilità per un figlio disabile diventi realtà, serve un mix ben definito di requisiti. L’inabilità dev’essere certificata, totale e permanente. Non è sufficiente la Legge 104 o altri benefici assistenziali. Serve una valutazione INPS specifica.

Poi c’è la questione del reddito. Per essere considerato a carico, nel 2025 il figlio non deve superare un reddito annuo di circa 19.700 euro. Questo dato può includere diverse fonti, e anche pochi euro in più possono cambiare tutto.
C’è un altro aspetto da non trascurare: la pensione stessa può subire riduzioni, in base a fasce di reddito ben precise. Fino a 23.579,22 euro non c’è taglio. Ma tra 23.579,23 e 31.438,96 euro si applica una riduzione del 25%. Superati i 39.298,70 euro, la decurtazione è del 50%.
Le variabili che possono compromettere il diritto alla seconda reversibilità
Anche se la prima pensione di reversibilità è già stata concessa, il figlio deve continuare a rispettare tutti i criteri. L’INPS valuta costantemente la situazione, incrociando dati e documenti aggiornati. Ogni anno, un piccolo cambiamento reddituale può mettere tutto in discussione.
Nel conteggio del reddito complessivo, rientrano anche assegni di invalidità, indennità di accompagnamento o altre forme di sostegno. E se la prima pensione ricevuta contribuisce a superare le soglie stabilite, la seconda pensione potrebbe essere negata.
Il fatto che il figlio viva da solo non esclude la dipendenza economica, ma servono prove concrete, come versamenti periodici o copertura di spese da parte del genitore defunto.
La documentazione dev’essere precisa, completa e aggiornata. Anche piccole omissioni o errori possono rallentare la procedura. Affidarsi a un patronato o a un consulente esperto può fare la differenza tra ottenere il beneficio o vederselo respingere.