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Meme e profili fake per la propaganda cinese: sono l’arma più subdola

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Salvatore DiMaggio

La guerra si fa anche con i meme. In un conflitto alle volte si usano davvero tutti i mezzi per perseguire i propri scopi. Quando si tratta di sminuire l’avversario ed esaltare la propria fazione, la comunicazione gioca un ruolo determinante.

La comunicazione deve evolversi, deve adattarsi ai tempi. Soprattutto deve intrufolarsi nella vita quotidiana delle persone. Oggi la vita quotidiana delle persone passa attraverso i social network, massaging, eccetera. Allora hanno pensato bene a Pechino: quale strumento migliore per esaltare la propria supremazia tecnologica e sminuire i progressi occidentali che utilizzare proprio questi strumenti così diffusi?

A darne notizia è il Center for information resilience, attraverso un report poi rilanciato dalla BBC. Post simpatici, meme e battute facili da condividere. L’associazione di attivisti ha scovato 350 account falsi tra i vari social network che con convinzione usavano raffinate tecniche social per fare un’ottima pubblicità a Pechino e criminalizzare Stati Uniti ed Europa.

Violazioni dei diritti civili

Il report sottolinea che non si hanno elementi o prove che ci sia una connessione con il governo cinese. Ciò non di meno nulla è lasciato al caso. I contenuti sono molto ben fatti per catturare l’attenzione e, soprattutto il ritmo, è studiato chiaramente da esperti delle interazioni sui social network. Va sottolineato che tutti i principali social network sono stati coinvolti in questa attività. In particolare, lo scopo di questa strategia, si concentrerebbe soprattutto sui diritti civili.

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Evidentemente a chi ha posto in essere questa complessa operazione social, stava particolarmente a cuore l’obiettivo di distrarre l’attenzione pubblica dalle violazioni di diritti civili cinesi. Bersaglio preferito di questi account social, infatti, sarebbero delle continue violazioni dei diritti civili compiute negli Stati Uniti.

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La narrazione proposta collettivamente da questi account è volta a far considerare gli Stati Uniti un paese che viola sistematicamente i diritti civili e che attacca la Cina su questo tema soltanto per dissimulare le proprie colpe.

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