In questo periodo purtroppo registriamo un’impennata delle truffe un po’ a tutti i livelli.
Che siano online, ai danni di anziani o che sfruttano qualche particolare situazione, i truffatori sono sempre all’opera. Ma suscita una particolare indignazione questa truffa che coinvolge il mondo della salute. In particolare i truffatori si sono concentrati sulle famose mascherine. Ormai sono un bene di prima necessità e se prima del covid il loro consumo era assai limitato, oggi i numeri di questo particolare strumento sanitario sono esplosi ed ecco che li rendono appetibili anche per i truffatori. Infatti questa truffa è particolarmente ricca: vale ben 11 milioni di euro. Vediamo i fatti. La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Ravenna ha eseguito un sequestro preventivo emesso dal gip di Bologna.
Il valore è davvero notevole e questo materiale che non aveva le dovute certificazioni era destinato addirittura alle strutture sanitarie pubbliche. La società protagonista di questa truffa con sede a Faenza fin dall’inizio ha importato decine di milioni di merce di natura sanitaria tra l’altro importata con la procedura dello “svincolo diretto”, dunque senza neppure Iva e dazi a patto di consegnarla subito. I finanzieri hanno dunque scoperto mascherine prive delle necessarie certificazioni sanitarie ma pronti per essere smerciati nelle strutture pubbliche. Purtroppo 1,4 milioni di mascherine FFP2 sono state già vendute all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma che poi le eroga alle varie strutture sanitarie della zona. Parliamo di numeri enormi e dunque è impressionante il numero di sanitari e di pazienti che sono stati ingiustamente esposti al rischio. Infatti questo materiale ha avuto una distribuzione ad ampio spettro.
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Ma attenzione a non credere che sia una mera questione di certificazioni. Sulle mascherine sono state disposte delle perizie tecniche che hanno rivelato un dato sconcertante.
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La penetrazione di agenti patogeni in queste mascherine false è del 73%, mentre per avere la certificazione non si può assolutamente superare il tetto del 6%.
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