La crisi energetica entra davvero nel vivo. L’Opec fa spallucce alle richieste di aumenti di produzione.
Da settimane è iniziata una sperale inflazionistica tremenda sui costi dell’energia. Sia petrolio che gas stanno correndo senza freni. Questo ha creato i blocchi ad ampio spettro nelle produzione cinese e d’altra parte i rincari un po’ in tutto il mondo. Le iconiche immagini degli scontri alle pompe di benzina inglesi e dell’esercito che è dovuto intervenire per riportare ordine hanno fatto il giro del mondo. Gli aumenti sono importanti ed hanno un impatto sistemico sui costi di produzione delle merci ma anche sulla disponibilità al consumo delle famiglie che si vedono ulteriormente depauperate dai maggiori costi per luce gas e benzina. Ciò deprime le speranze di una ripresa e ieri le speranze erano verso l’Opec. Il mondo intero chiedeva all’Opec di aumentare la produzione di oro nero per tenere sotto controllo i prezzi e dare una boccata d’ossigeno .
La risposta dell’Opec è stata la peggiore possibile. L’istituzione che riunisce tutti i paesi produttori ha detto di no alle pressanti richieste ed ha confermato i dati di produzione. Questo significa che il petrolio ora ha le ali ai piedi. Smentite le previsioni di chi sperava in una maggiore ragionevolezza dell’Opec ed in una maggiore produzione. Erano circolate voci in tal senso che avevano anche fatto leggermente ripiegare le quotazioni del petrolio. Ma ora tutto è sfumato. Il petrolio correrà e tanto anche. Gli analisti a questo punto lo vedono come fortemente rialzista e le prospettive sono fosche. I rincari energetici peseranno come un macigno in questo freddo inverno e la supply chain già ne risente.
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82 dollari, questa è la quotazione a cui è schizzato il Brent, la più alta da anni. Ed i rialzi inevitabilmente continueranno.
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Una decisione del genere impatta su tutta la questione dell’inflazione e non solo sul capitolo energia
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