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Economia

La crisi dei chip colpisce anche il mondo dell’informatica e si espande

Dopo aver azzoppato il mondo dell’automotive è anche l’informatica ad essere colpita dalla crisi dei chip.

L’azienda che più risente della crisi della microcircuitistica è HP che registra una flessione del 5,8% su base annua. Dell ed Apple al contrario resistono. A fare da scudo ad Apple è il fatto che produce da sola i suoi processori M1. Al contrario Dell ha beneficiato di processi logistici più ottimizzati. Ma non è soltanto la crisi dei chip a colpire il mondo dell’informatica, ma anche la fine della didattica a distanza. Difatti la didattica a distanza aveva determinato un forte incremento nella richiesta di PC e Tablet appunto per consentire ai ragazzi di studiare da casa.

Una crisi che impatta su tutti i settori

La fine della didattica a distanza ha determinato una diminuzione di interesse nei confronti di questi dispositivi. Ma la crisi dei microchip è assai forte e impatta praticamente su tutti i comparti industriali. E’ difficile trovare un prodotto che non abbia una certa parte di chip al suo interno. Negli ultimi anni la domanda di microchip è cresciuta molto a causa della sempre maggior richiesta di questi componenti. Non dimentichiamo che l’internet of things in definitiva significa proprio questo. Una nota particolare quella di Tesla. Tesla, infatti ha scelto di produrre autonomamente le batterie e di stipulare un accordo molto vantaggioso con Samsung per i microchip.

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Di conseguenza questo l’ha resa sostanzialmente immune dalla crisi dei microchip e le ha permesso di essere l’unica azienda automobilistica non registrare flessioni di sorta.

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Ma a parte il caso particolare di Tesla è evidente come l’aumento progressivo di richiesta dei microchip sia un qualcosa di decisamente strutturale non transitorio.

Salvatore Dimaggio

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