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Fort Nakamoto: ecco chi vuole il Fort Knox di Bitcoin e perchè

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Salvatore Dimaggio

All’inizio era nata come una proposta un pochino provocatoria, ma neanche tanto.

Oggi comincia a sembrare una proposta molto seria. Qualche mese fa il COO della società VC Thiel Capital, ma anche candidato al Senato degli Stati Uniti, Blake Masters, in un tweet aveva detto che era contento che la Cina avesse fatto il ban sui Bitcoin. Secondo lui la Cina aveva fatto un grossissimo errore perché si era privata di una riserva strategica. Dunque questo era il momento buono per gli Stati Uniti di fare incetta di Bitcoin. Gli USA avrebbero così creato una riserva strategica quasi paragonabile a Fort Knox per l’oro. Un po’ provocazione, un po’ riflessione. Tuttavia in tanti hanno ritenuto la mossa cinese di mettere al bando i Bitcoin sostanzialmente un autogol del governo di Pechino.

La febbre da Bitcoin cresce e potrebbe diventare realtà

Se i Bitcoin effettivamente saranno una bolla Pechino si è messa a riparo dallo scoppio della bolla. Ma se invece i Bitcoin fossero qui per rimanere e per continuare a crescere inverosimilmente di valore, ecco che la Cina si sarebbe da sola tagliata fuori da una riserva strategica di valore straordinario. Quando qualche mese fa è stata fatta questa provocatoria proposta la Fed e la Sec sembravano assai ostili nei confronti delle criptovalute. Sembrava quasi che anche se non imponevano il ban alla cinese, lo avrebbero desiderato in cuor loro. Ma nel tempo le cose sono assai cambiate in questi ultimi mesi: la Fed è apparsa incredibilmente conciliante nei confronti delle criptovalute. Da ultimo anche la Sec clamorosamente ha approvato il famoso etf sui Bitcoin.

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Dunque di fronte ad un tale clima di favore negli Stati Uniti nei confronti delle criptovalute l’idea di una riserva strategica appare decisamente meno assurda.

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Nei forum questa idea è stata trattata dagli investitori in maniera via via sempre più seria e non è escluso che qualche senatore americano in effetti prenda in mano la proposta.

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