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Sindacati duri sulle pensioni: le quote sono un bluff, pochissimi interessati

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Salvatore Dimaggio

Il dibattito sulle pensioni diventa sempre più complesso anche perché le varie posizioni in campo invece di avvicinarsi si allontanano.

Le autorità internazionali hanno fatto sapere in modo estremamente chiaro che vogliono ritorno alla Fornero e che l’Italia spende troppo in pensioni. In parlamento il dibattito è impantanato sulle varie quote, ma ormai è chiaro che Draghi vuole un ritorno alla Fornero e che le quote sono soltanto un modo per dare una certa gradualità questa cattiva notizia. Ma il rebus resta. Quali e quante quote e con che gradualità? Si era parlato di quota 102 l’anno prossimo e quota 104 nel 2023, poi si è optato per una più sintetica quota 103 direttamente. Sono spuntate le ipotesi più fantasiose proposte dai soggetti più diversi e anche INPS aveva formulato le sue proposte, ma in definitiva i sindacati non ci stanno.

Solo fumo negli occhi

Per loro la Fornero non deve tornare perché colpisce troppo duramente i cittadini. Ma a ben vedere la Fornero è stata istituita proprio da quel Governo Monti che era stato pungolato dalle autorità europee a stringere i cordoni della borsa dell’INPS in Italia. Ma soprattutto per i sindacati tutta la questione delle quote è solo propaganda. Numeri alla mano sottolineano come i cittadini realmente coinvolti dalle varie quote 102, 103 o 104 sarebbero un numero veramente esiguo, quindi di fatto queste quote non cambiano sostanzialmente i termini della questione. Servono soltanto per confondere i cittadini e distrarli da quello che poi il cuore di questa riforma: il ritorno alla Fornero. Ecco perché annunciano una battaglia dura.

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Ma la base sindacale rumoreggia perché secondo molti i sindacati dovrebbero mettersi di traverso al Governo in modo molto più duro e molto più netto.

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Ma i beninformati sanno che il peso delle autorità internazionali su questo dibattito è maggiore di quanto si voglia ammettere.

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