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Banche centrali sotto accusa: negando l’inflazione l’hanno fatta diventare un mostro

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Salvatore Dimaggio

Ieri sono stati diffusi i dati che certificano che l’inflazione è a livelli da anni ’90 e le banche centrali sono nel mirino.

Chi segue I Love Trading sa che da mesi ripetiamo con preoccupazione come la retorica delle banche centrali sull’inflazione sia sconcertante e pericolosa. Sconcertante perchè si nega e si continua a negare l’evidenza di un’inflazione fortissima. Tutte le materie prime subiscono rincari che le portano in alcuni casi persino a raddoppiare di prezzo. L’energy crunch è una vera emergenza e non si sa come far fronte all’impennata dei costi dell’energia, anche perchè l’Opec+ continua a sostenere che non aumenterà la produzione petrolifera. La posizione delle banche centrali che continuano a minimizzare e negare l’inflazione è anche pericolosa perchè soltanto loro, in definitiva hanno le armi migliori per arginarla, con un rialzo dei tassi. Ma non l’anno fatto sebbene alcuni lo chiedessero da mesi.

Inflazione anni ’90

I dati diffusi ieri circa l’inflazione di USA e Germania indicano la realtà delle cose. Realtà che, appunto già emergeva chiaramente ascoltando chi produce. L’inflazione è altissima e sta minacciando domanda ed offerta. I consumatori hanno paura dei rincari e cercano di tagliare su tutto. Le aziende sono costrette a limitare o fermare la produzione. Per citare un esempio italiano il distretto tessile di Prato ha comunicato di essere seriamente a rischio con questi rincari. Ma sono tante le aziende in condizioni simili. Ed ora comincia a diventare più corposa la compagine di chi chiede alle banche centrali il perchè di un comportamento simile e soprattutto di cambiare velocemente rotta. La Fed e soprattutto la BCE hanno sempre sminuito il fenomeno dell’inflazione.

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Ma a colpire di più è stata proprio la Bank of England.

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L’inflazione nel Regno Unito era già notoriamente altissima, eppure nei suoi ultimi comunicati la BoE, si è allineata alle sue omologhe, minimizzandola.

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