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Perché si sta parlando di una nuova “tassa di guerra” e chi la pagherà

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Salvatore Dimaggio

La situazione economica italiana è decisamente complessa. La fortissima inflazione degli ultimi mesi è stata potenziata in modo straordinario dalla guerra in Ucraina.

Infatti proprio l’attacco russo all’Ucraina ha fatto impazzire i prezzi delle materie prime e sono soprattutto le materie prime energetiche a volare molto in alto. Per famiglie ed imprese la stangata è veramente tremenda.

Addirittura Goldman Sachs parla chiaro e tondo di un rischio recessione per il nostro paese. Ma oltre che per le famiglie la stangata dei rialzi è tremenda anche per le imprese. Infatti sono tante le imprese che minacciano di fermarsi o di chiudere definitivamente i battenti.

Uno scenario duro

Le dichiarazioni fatte nei giorni scorsi da Assocarta che rappresenta le cartiere italiane sono emblematiche. Ma ultimamente si sta sentendo parlare di una tassa di guerra cerchiamo di capire che cosa si intende dire con questa formula.

Il governo non sta preparando in realtà nessuna tassa aggiuntiva, ma con questa espressione alcuni operatori del mondo del turismo si stanno dicendo preoccupati per l’impatto tremendo che i rincari, soprattutto delle bollette ma anche della benzina e di tutte le materie prime avranno sul loro comparto.

Una “tassa” virtuale ma pesante

Ma in realtà il problema non riguarda soltanto il comparto del turismo. Praticamente tutti i settori economici italiani stanno patendo con durezza l’inflazione. La cosa peggiore è che se la Russia dovesse andare in default come ormai appare molto probabile l’inflazione potrebbe ancora crescere maggiormente e rendere ancora più pesante la vita degli italiani. Come sottolineato dagli operatori del turismo se lo stato non interviene le prossime vacanze degli italiani potrebbero costare tantissimo e la maggior parte di essi Potrebbe addirittura non potersele proprio per mettere.

Il rischio è forte non solo per il turismo

Il comparto del turismo chiede con grande vigore all’esecutivo che si intervenga sulle accise e con specifici bonus in grado di mitigare l’impatto dei rincari. Si, è vero le vacanze degli italiani sono a rischio, ma se il Paese, travolto dai rincari, dovesse andare in recessione, a rischio ci sarebbe ben altro. Sono tante le aziende che minacciano di chiudere se i rincari dovessero durare o addirittura aumentare e c’è lo spettro della penuria di diesel che da aprile potrebbe addirittura essere razionato in alcuni paesi europei. Insomma, il rischio di una dura recessione è tutt’altro che teorico.

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