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Il PIL italiano scende sotto il +3% ed è una pessima notizia per tutti

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Salvatore Dimaggio

Il 2021 aveva fatto registrare una crescita del PIL per l’Italia pari al 6,6%.

Un risultato veramente eccellente che aveva spinto molti ad incoronare il nostro paese come uno dei più virtuosi nell’uscire dalla pandemia di covid.

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Inizialmente per il 2022 si era previsto un aumento del PIL del 4,7%. Dunque inizialmente le stime per questo 2022 erano più basse rispetto a quelle per l’anno scorso ma comunque sia decisamente ottimistiche e solide.

Le stime sul PIL si riducono

Tuttavia l’inflazione e la guerra già all’inizio di quest’anno facevano vedere le cose in modo notevolmente diverso.

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La Commissione Europea stima che l’aumento del PIL nel nostro paese sarà del 2,4% e addirittura scenderà a solo l’1,9% nel 2023. Le scelte del governo c’entrano molto limitatamente con questo vero e proprio tonfo del PIL. L’inflazione la guerra in Ucraina sono grandissimi fenomeni globali quasi impossibili da governare nell’ambito di un singolo paese. Addirittura Confindustria stima che nel 2022 l’aumento del PIL sarà di solo 1,9 % e prevede addirittura l’ingresso in recessione già durante l’anno. Insomma la cavalcata del PIL dello scorso anno è decisamente un ricordo.

Russia ed inflazione

Proprio questa grave situazione economica secondo molti sta spingendo l’Europa ad avere toni molto più concilianti nei confronti della Russia. L’Europa inizialmente pensava di concludere il 2022 con un netto recupero del PIL ma oggi il rallentamento è visibile ovunque. Una guerra in Ucraina particolarmente lunga sarebbe un’autentica stangata per il nostro paese. Così come sarebbe una stangata ancora peggiore la chiusura delle forniture del gas russo. In quel caso la recessione diventerebbe ancora più probabile. Il nostro paese sconta debolezze antiche. Infatti l’Italia ha un numero particolarmente alto di persone in povertà assoluta. Sono oltre 5 milioni gli italiani che versano in condizioni di povertà assoluta e con la crisi alimentare in arrivo e la riduzione delle stime sul PIL il rischio per la tenuta sociale del paese aumenta.

In Italia mancano strumenti di contrasto alla povertà

I mercati sono in agitazione per questa riduzione così forte delle stime sul PIL italiano. Ormai nessuno più crede all’ipotesi della chiusura dell’anno al 3% ed infatti lo spread sta crescendo in modo importante. Attualmente le incognite più grandi restano l’inflazione, la crisi alimentare e lo sviluppo dello scenario ucraino. Mentre altri paesi europei hanno storicamente reti di protezione a tutela dei più deboli e soprattutto di chi scende in condizioni di povertà assoluta, l’Italia è sostanzialmente priva di strumenti di questo genere. O almeno di strumenti che siano effettivamente efficaci e questa diventa una grave incognita in questo scenario.

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