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Senza elettricità e senza contributi: pensione a 71 anni per tutti, INPS novità

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Bruno Galvan

Il tema pensioni resta sempre uno dei più caldi. Chi ha i requisiti potrebbe anche aspettare un altro anno.

Tra i temi più importanti che dovrà affrontare il nuovo Governo di Giorgia Meloni c’è sicuramente quello relativo alle pensioni. Salvo proroghe in extremis, cosa comunque da non scartare, la Legge Fornero entrerà nuovamente in vigore dal 1 gennaio 2023. Non ci sono margini di manovra per poter evitare questo vero e proprio incubo per chi adesso dovrà andare in pensione.

Cosa cambia cambia con le pensioni INPS

Cosa cambia con la Meloni per le pensioniCon la Legge Fornero il pensionato non riceverà un assegno meno ricco di quello dei suoi ‘colleghi’ ma gli verrà conteggiato in forma contributiva e non retributiva con tutti gli svantaggi che ne derivano. Il Governo economicamente non può garantire una riforma radicale delle pensioni. Mancano innanzitutto le coperture finanziarie oltre che la tempistica.

 

Cosa serve per andare in pensione oggi?

Al momento per poter accedere alla pensione di vecchiaia è necessario aver raggiunto 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia in alcuni casi può capitare che questi requisiti non siano sufficienti, per cui si può rischiare di dover aspettare fino a 71 anni per ricevere l’assegno Inps.

Chi non ha accumulato nel proprio montante i 20 anni necessari per la pensione di vecchiaia, può aspirare ad avere una pensione minima versando autonomamente dei contributi volontari, previa autorizzazione dall’INPS, al ricorrere dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi;
  • almeno 3 anni di contribuzione nei 5 che precedono la presentazione della domanda.
Novità pensioni con il nuovo governo

Pensioni, il programma della Meloni

Il nuovo Governo sta valutando di varare una una “Opzione uomo” cioè un’uscita a 58-59 anni con almeno 35 anni di contributi con ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo anche per gli uomini.  In pratica funzionerebbe come “Opzione donna” attualmente in vigore fino al 31 dicembre 2022.

Poi ci sarebbe la “Quota 41”. Tale proposta mira a ridurre a 41 anni il requisito contributivo per l’accesso alla pensione anticipata introducendo però un’età anagrafica minima di (almeno) 62 anni.  Sono queste le riforme in cantiere del governo di centrodestra ma come abbiamo precisato servirà innanzitutto il via libera dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale nonchè anche di chi ha la vigilanza sui conti pubblici dello Stato. L’Italia ha un debito pubblico sempre più crescente e riforme di questo tipo costerebbero quasi 5 miliardi di euro. All’orizzonte, l’unica mossa immediata che Giorgia Meloni potrebbe fare è quella di prorogare le misure in scadenza il prossimo 31 dicembre 2022 che permettono di andare in pensione in via anticipata.

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