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Conto corrente bloccato, così l’Agenzia delle Entrate può costringerti a pagare

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Samanta Airoldi

Trovarsi all’improvviso con il conto corrente bloccato è l’incubo di tutti. Vediamo cosa si può fare in una situazione del genere.

Non avere nemmeno 1 euro nel portafogli e ritrovarsi con il conto corrente bloccato. Una situazione da incubo che a molti è capitata e a molti altri potrebbe capitare. Vediamo insieme le ragioni per cui un conto corrente può venire bloccato e, soprattutto, cosa possiamo fare.

Cosa fare se la banca blocca il conto
La banca può bloccare il conto corrente per diversi motivi – Ilovetrading

Sono diversi i casi in cui una banca decide di bloccare un conto corrente. Ogni correntista ha comunque dei margini entro cui può agire per tornare in pieno possesso del proprio conto in tempi abbastanza brevi. Per prima cosa è necessario verificare le ragioni del blocco del conto. A volte può trattarsi di un blocco cautelativo: se la banca riscontra molti tentativi di accesso sul conto corrente online non andati a buon fine, può decidere di bloccare il conto per evitare frodi. In questo caso il correntista dovrà semplicemente contattare il servizio clienti della propria banca e tutto tornerà a posto.

Purtroppo non è sempre così semplice sbloccare il proprio conto. Ci sono casi che possono richiedere anche molto tempo. Vediamo quali sono. La banca può bloccare un conto corrente a causa delle inadempienze del correntista che ha speso più di quanto avesse con la carta di credito e ha lasciato il conto scoperto. In questo caso l’unica soluzione è quella riportare in attivo il saldo. La banca, solitamente, tratterrà una certa somma per ogni giorno di conto scoperto.

Blocco del conto per pignoramento

Il caso più complesso da risolvere è quando c’è di mezzo l’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia delle Entrate può comunicare alla banca e al cittadino di avere disposto il blocco del suo conto o dei suoi conti in caso di debiti. In questo caso il conto resta bloccato per una cifra corrispondente al massimo al 150% del debito.

Pignoramento del conto corrente
Il conto può essere pignorato dall’Agenzia delle Entrate – Ilovetrading

Per fare un esempio, se l’Agenzia delle Entrate vanta un credito di 10.000 euro, può chiedere alla banca di bloccare al massimo 15.000 euro. Tuttavia anche in questo caso il correntista può fare qualcosa. Entro 60 giorni può pagare il debito in un’unica soluzione oppure chiedere la rateizzazione del debito. Se sceglie questa seconda opzione, il conto corrente  verrà sbloccato dopo il pagamento della prima rata. Nel caso in cui entro 60 giorni il correntista non facesse nulla, la banca pagherà automaticamente all’Agenzia delle entrate la somma richiesta per saldare il debito.

Un conto corrente può essere bloccato anche per richiesta di altri privati: privati o imprese che hanno un credito nei confronti di una persona, possono chiedere a un magistrato di bloccarne il conto in banca. In questo caso però c’è un limite temporale e dal conto corrente del debitore possono essere pignorati soltanto 1.510 euro, corrispondenti a tre volte l’assegno sociale di 503,27 euro. Non solo: al debitore può venire pignorato solo un quinto dello stipendio. Ma ha anche un’altra possibilità: può chiedere a un giudice che il conto corrente venga esonerato dal pignoramento. In cambio il debitore si impegna  a mettere a disposizione del creditore un importo che il giudice stesso deciderà.

Cosa succede se muore l’intestatario del conto corrente

Un altro motivo per cui il conto corrente può venire bloccato è il decesso dell’intestatario del conto. Quando il correntista muore la banca blocca il conto automaticamente. Per sbloccarlo la banca ha 30 giorni di tempo da quando entra in possesso della dichiarazione di successione. Ci sono infine e dei casi in cui una banca blocca un conto senza che se ne comprenda il motivo. In questo caso si può ricorrere alla procedura d’urgenza. Si tratta di una tutela del privato cittadino sancita dall’articolo 700 del Codice di procedura civile che può essere concessa dal giudice nei seguenti casi:

  • protegge i diritti fondamentali dell’individuo (sopravvivere, nutrirsi);
  • protegge i diritti patrimoniali utili a garantire la possibilità di condurre una vita dignitosa soddisfacendo i propri bisogni essenziali;
  • evita un danno irrimediabile.
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