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Mutui: arriva la salvezza con la rinegoziazione 2023 | Tutti i vantaggi e come funziona veramente

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Samanta Airoldi

Riuscire a comprare casa è il sogno di molti. Una volta ottenuto il mutuo, tuttavia, a volte conviene rinegoziare le condizioni con la banca.

L’ulteriore aumento dei tassi voluto dalla Banca centrale europea va a colpire soprattutto chi ha un mutuo a tasso variabile. Costoro si ritroveranno a pagare una rata molto più alta. Il Governo Meloni è già sceso in campo per risolvere il problema agevolando milioni di famiglie. Vediamo insieme quando conviene rinegoziare il mutuo.

Il Governo mette in campo la Norma salva mutui
Il Governo ha rispolverato una norma per passare dal tasso variabile al fisso/ Ilovetrading

Il Governo di Giorgia Meloni ha già sfoderato un’arma per arginare l’aumento dei tassi voluto dalla Banca centrale europea e aiutare le famiglie. L’Esecutivo di Centrodestra ha rispolverato una vecchia norma salva mutui, risalente al 2011, che consente di passare dal tasso variabile al tasso fisso. Una buona notizia, verrebbe da pensare di primo acchito. Con il tasso fisso, infatti, si è più al sicuro. Ma è sempre conveniente passare al tasso fisso? No, non sempre e non per tutti.

Secondo la norma salva mutui, in base alla durata del mutuo e all’Isee, è possibile passare  dal tasso variabile a quello fisso mantenendo invariato lo spread. Questa soluzione non deve essere vista come la salvezza perché se in alcuni casi può andare bene, in altri può non essere affatto conveniente.

Ecco cosa valutare prima di passare al tasso fisso

In particolare, prima di correre in banca per rinegoziare il mutuo e passare al tasso fisso, bisogna valutare due elementi: il tasso di riferimento a cui è agganciato il mutuo e la durata residua.

Quando rinegoziare il mutuo
Cosa valutare prima di rinegoziare il mutuo/ Ilovetrading

Il tasso a cui è agganciato il proprio mutuo è determinante per capire se conviene o no passare dal tasso variabile a quello fisso.  La norma salva mutui rispolverata dal Governo Meloni prevede che il tasso fisso del nuovo finanziamento venga individuato tra il più basso tra l’IRS a 10 anni e l’IRS della durata residua del mutuo, maggiorato dello spread che rimane invariato. In parole semplici:  chi ha un mutuo che scade tra 20 anni potrà rinegoziare il propio finanziamento, scegliendo la formula del fisso al tasso dell’IRS a 20 anni, oggi al 2,66%. Per valutarne la convenienza, però, questo tasso dovrà essere confrontato con quello a cui è agganciato il proprio mutuo a tasso variabile, ovvero l’Euribor, che varia in base alla scadenza. Quello a un mese, per esempio, quota oggi al 2,07%, il 3 mesi al 2,45%, il 6 mesi al 2,92% e quello a 1 anno al 3,35 per cento.

Pertanto è chiaro che non ha senso rinegoziare oggi il mutuo senza sapere o tenere in dovuto conto le stime future. Secondo le stime degli esperti a giugno 2023 i tassi dovrebbero raggiungere il picco, per poi tornare a scendere gradualmente. A quel punto potrebbe essere più conveniente avere un mutuo a tasso variabile piuttosto che a tasso fisso. Il secondo elemento determinante per valutare se è conveniente o meno rinegoziare il proprio mutuo è la durata residua. La maggior parte dei mutui, in Italia, prevede interessi più alti nei primi anni. Se si è già oltre la metà del mutuo, la convenienza a rinegoziarlo è praticamente nulla o, comunque, trascurabile. Pertanto prima di fare una scelta azzardata, valutate bene se davvero vi conviene passare al tasso fisso.

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