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Pensioni fino a 10 anni prima: come approfittare della novità clamorosa INPS

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Antonia Festa

Alcuni contribuenti hanno il privilegio di poter ricevere una rendita dall’INPS e smettere di lavorare prima dei 67 anni. A quali condizioni?

La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un’importante novità per alcuni lavoratori che hanno un’età prossima a quella per la pensione di vecchiaia (fissata, attualmente, a 67 anni).

pensione con 10 anni di anticipo
Alcuni contribuenti possono andare in pensione con 10 anni di anticipo (ilovetrading.it)

La misura consiste in una prestazione pensionistica che assicura al percettore un regime fiscale molto favorevole. In pratica, si tratta di uno strumento di sostegno al reddito, destinato a coloro che sono rimasti senza lavoro durante il periodo mancante alla maturazione del presupposto anagrafico per la pensione di vecchiaia.

Per potere accedere a tale agevolazione, è necessaria l’iscrizione ad una delle seguenti tipologie di Fondo di previdenza complementare:

  • Fondi chiusi “negoziali”, previsti dalla contrattazione collettiva;
  • Fondi aperti creati da banche, compagnie assicurative, Società di Gestione del Risparmio (SGR) e Società di Intermediazione Mobiliare (SIM);
  • Piani Pensionistici Individuali (PIP) finanziati con le quote di TFR del lavoratore e con la contribuzione del lavoratore e del datore di lavoro.

È necessario, inoltre, che i beneficiari rientrino in una delle due categorie di soggetti previste dalla normativa. Per la prima categoria, sono richiesti i seguenti requisiti:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • maturazione di almeno 20 anni di anzianità contributiva nella Gestione previdenziale obbligatoria di appartenenza;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi alla presentazione della domanda per il sussidio;
  • iscrizione alla previdenza complementare da almeno 5 anni.

Per l’appartenenza alla seconda categoria di beneficiari, invece, bisogna soddisfare le seguenti condizioni:

  • essere inoccupati da più di 24 mesi;
  • raggiungere l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 10 anni successivi alla presentazione della domanda per la rendita;
  • avere almeno 20 anni di contributi nel regime previdenziale obbligatorio di appartenenza;
  • essere iscritti alle forme di previdenza complementare da non meno di 5 anni.

Ma di quale agevolazione stiamo parlando?

Anticipo pensionistico e rendita fino alla pensione di vecchiaia: i vantaggi fiscali sono straordinari

Attraverso la RITA, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, alcuni lavoratori hanno l’opportunità di andare in pensione in anticipo, percependo una prestazione economica per massimo 5 o 10 anni.

rita pensione anticipata
Con la RITA si smette di lavorare prima e si percepisce una rendita INPS (ilovetrading.it)

L’ammontare del beneficio corrisponde al montante maturato presso il Fondo di pensione complementare, che viene versato al contribuente in maniera rateale, fino al raggiungimento dei presupposti per la pensione di vecchiaia.

Il numero di rate è stabilito autonomamente da ciascun Fondo previdenziale, anche in base alle esigenze dei lavoratori iscritti.

La RITA è sempre revocabile, sulla base delle regole prescritte dai Fondi di appartenenza e, nell’ipotesi di decesso del contribuente percettore, gli eredi possono chiedere il riscatto delle rate accumulate e non ancora pagate.

Come accennato, il regime fiscale della RITA è molto conveniente. In particolare, è prevista tale tassazione:

  • sulle quote imponibili si applica una ritenuta d’imposta con aliquota del 15%;
  • si può ottenere una diminuzione dello 0,3% dell’aliquota per ciascun anno successivo al 15° di iscrizione a forme di previdenza complementare;
  • la riduzione massima ammessa è pari al 6%;
  • se l’iscrizione alla previdenza complementare è antecedente al 1° gennaio 2007, gli anni di iscrizione prima del 2007 sono considerati fino a un massimo di 15.

In ogni caso, i titolari della RITA possono scegliere di non beneficiare della tassazione sostitutiva, specificandolo nella Dichiarazione dei Redditi. Si applicherà, dunque, la tassazione ordinaria, sulla base degli scaglioni IRPEF, con aliquota minima del 23% e aliquota massima del 43%.

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