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Riforma delle pensioni: la crisi colpisce i fondi destinati, le proposte di Covip

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Edoardo Corasaniti

La Covip traccia il quadro delle ragioni che determina la crisi del lavoro e delle pensioni: ecco su cosa bisognerebbe puntare.

È un quadro a tinte fosche quello tracciato dal Covip, la Commissione di vigilanza sui Fondi Pensioni. La Commissione ha sottolineato che sono poche le notizie positive che si possono condividere e dare al pubblico e agli utenti: aumentano gli iscritti e i contributi versati, ma calano drasticamente le risorse a causa della fragilità del sistema finanziario. E spaventano anche le difficoltà legate all’invecchiamento.

Fondi pensione in crisi: proposte Covip per una riforma strutturale
Anche le pensioni vacillano: ma qualcosa si muove sul fronte delle proposte per cambiarle (AnsaFoto)- ilovetrading.it

A provare a dare qualche spiegazione ci ha provato la presidente, Francesca Balzani, che mette in luce come le prospettive di sviluppo sono scarse. E che la politica non può stare più a guardare senza fare niente. Balzani ha sottolineato che la classe dirigente dovrebbe sollecitare forme di incentivi fiscali che siano selettive e alla ricerca di nuove strategie di investimento per le risorse.

Pensioni e crisi, ecco cosa sta accadendo

Le difficoltà nel calo dei rendimenti è sempre riconducibile alla precarietà del mercato finanziario. I numeri non danno scampo e così si legge che bisogna fare molta attenzione quando si parla di queste cifre e capire attentamente quali sono le novità sul tema.

Fondi pensione in crisi: proposte Covip di riforma
Sul tema delle pensioni ci sono molti fattori da tenere in considerazione: ecco qualche numero per capirci di più (AnsaFoto)- ilovetrading.it

Il caos finanziario a volte può provocare un cambiamento dei cali di rendimenti: ecco che allora sfiorano il 10 per cento per quanti riguarda i fondi cosiddetti negoziale. La soglia del 10 per cento si supera per quanto riguarda i fondi aperti.

Il Trattamento di fine rapporto si è invece stabilizzato dell’8,3%. Il confronto con Tfr registra lo svantaggio anche su periodi più lunghi: a 3, 5, 10 e 20 anni. Fra l’altro, se il TFR pur salendo negli ultimi anni non è arrivato ai l’inflazione, sul medio periodo invece garantisce rendimenti che metto al sicuro il capitale dall’andamento dell’indice dei prezzi al consumo.

Lo studio di questi numeri mette in luce che restano però tutte le difficoltà già evidenziate negli anni precedenti. È bene evidenziare quali sono i numeri sul versante del genere. Gli uomini registrati alla previdenza complementare superano il 61 per cento. In base ai dati è possibile sottolineare come ad essere iscritti alla previdenza complementare siano le persone delle classi intermedie e molto vicine a staccare il ticket della pensione, mentre solo il 49 per cento registrano un’età tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni. Per quanto riflette sull’area geografica, la maggior parte degli iscritti è residente nelle regioni del Nord (57,1%).

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