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Pensione di invalidità: cosa succede dopo i 65 anni? La verità che pochi conoscono

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Antonia Festa

Se l’invalidità permane anche dopo i 65 anni, cosa succede alla relativa pensione? Si trasforma in un’altra prestazione? Ecco cosa dice la legge.

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale, che riguarda i percettori della pensione di invalidità over 65. Uno dei dubbi più ricorrenti tra i contribuenti riguarda proprio le sorti di tale prestazione al raggiungimento dei 65 anni di età.

pensione di invalidità over 65
Cosa succede se i percettori della pensione di invalidità compiono 65 anni? (ilovetrading.it)

Con l’Ordinanza n. 3011/2022, la Cassazione ha sancito che dopo i 65 anni sia la pensione di invalidità sia quella di inabilità non possono essere più erogate, perché si trasformano in Assegno Sociale. In realtà, dalla decisione sono intervenute una serie di modifiche legislative, quindi attualmente la trasformazione è prevista a 67 anni.

Il mutamento, tuttavia, non riguarda tutti i trattamenti, ma solo i seguenti:

  • pensione di inabilità civile;
  • assegno mensile agli invalidi civili;
  • pensione ai sordi.

Non si trasformano, invece, la pensione per i ciechi assoluti e quella per i ciechi parziali, che continuano ad essere versate anche dopo i 67 anni di età. Ma per quale motivo la Corte di Cassazione ha ribadito che la pensione di invalidità diventa Assegno Sociale dopo i 65 anni?

Pensione di invalidità per gli over 65? La Cassazione non ha dubbi

La Suprema Corte ha analizzato il caso di donna che, nel 2015 aveva richiesto l’accertamento dell’invalidità anche se aveva compiuto 65 anni e percepiva già la relativa pensione.

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Chi ha diritto all’Assegno Sociale? (ilovetrading.it)

Poiché l’INPS aveva rigettato la richiesta, la donna aveva presentato ricorso, anch’esso respinto dai giudici di primo grado. In sede di Appello, però, i giudici avevano dato ragione alla donna. L’INPS, dunque, aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione che, alla fine, ha sostenuto le ragioni dell’Istituto di previdenza.

Per i magistrati, infatti, la donna aveva già raggiunto i 65 anni di età e beneficiava già di una pensione. Ai sensi dell’art. 8 del Decreto Legislativo n. 509/1988, infatti, la pensione di inabilità è concessa ai mutilati, agli invalidi civili e ai sordomuti di età compresa tra i 18 e i 65 anni e, a partire dal sessantacinquesimo anno, si sostituisce con la Pensione sociale.

Di conseguenza, la pensione di invalidità non può essere erogata dall’INPS dopo i 65 anni (oggi 67) e, dopo tale termine, si trasforma in Pensione (Assegno) sociale. Per quale motivo la pensione di invalidità è sospesa? Il motivo risiede nel fatto che, al raggiungimento dell’età pensionabile, non viene più considerata la capacità lavorativa, cioè il parametro sul quale viene accertato il grado di invalidità dalla Commissione ASL.

Dai 67 anni viene, invece, valutata la capacità di svolgere le normali azioni richieste ad un soggetto di quell’età. Eventualmente, se viene accertata l’impossibilità di deambulare o di compiere gli atti quotidiani autonomamente, oltre all’Assegno Sociale, viene riconosciuta anche l’indennità di accompagnamento, che non è soggetta a vincoli anagrafici o reddituali.

Assegno Sociale in sostituzione della pensione di invalidità: a quanto ammonta?

Abbiamo sottolineato come, dopo i 65 anni, la pensione di invalidità (o di inabilità) non può più essere corrisposta, ma viene sostituita con un’altra prestazione, l’Assegno Sociale (fino al 1996 si chiamava Pensione sociale).

Si tratta di un trattamento economico, versato a domanda, riconosciuto a coloro che versano in condizioni economiche difficili e che possiedono un reddito inferiore al tetto minimo legale. In particolare, il limite reddituale è di 6.542,51 euro all’anno, che sale a 13.085,02 euro nell’ipotesi in cui l’interessato sia coniugato.

È, dunque, una prestazione assistenziale, non soggetta a trattenute IRPEF. Per il 2023, l’ammontare dell’Assegno Sociale è di 503,27 euro, per 13 mensilità. La prestazione viene versata a partire dal primo mese successivo a quello di presentazione della domanda.

Ogni anno, tuttavia, vengono effettuati dei controlli, volti a verificare che i percettori abbiano ancora tutti i requisiti richiesti per ricevere il trattamento economico. L’art. 8 del Decreto Legislativo n. 509/1988, infine, prevede che se l’ammontare dell’Assegno Sociale è inferiore a quello percepito come pensione di invalidità, si ha diritto ad un’integrazione ad personam.

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