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Pensioni, i numeri sono chiari e impietosi: così la riforma strutturale è impossibile

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Samanta Airoldi

Le notizie sul fronte pensioni non sono buone: il sistema potrebbe non reggere. Pensioni anticipate fortemente a rischio.

Forse l’Italia non è un Paese a misura di anziani ma senza ombra di dubbio è  popolato da moltissimi over 80. Questo rischia di mandare in tilt tutto il sistema previdenziale e una riforma strutturale potrebbe essere impossibile.  Analizziamo la situazione nei dettagli.

Pensioni a rischio
Riforma delle pensioni a rischio/ Ilovetrading.it

Siamo quinti in classifica – in tutto il mondo – per numero di anziani. In Italia, in media, gli uomini superano gli 80 anni e le donne arrivano a spegnere anche 84 candeline e oltre. Un bel traguardo per la medicina che, grazie ai progressi, ci permette di vivere sempre più a lungo. Tuttavia – perché ogni buona notizia ha anche un’altra faccia della medaglia – ciò comporta una maggiore spesa sanitaria e una maggiore spesa previdenziale. In pratica l’Inps eroga le pensioni per un numero di anni sempre più alto. Il sistema può ancora reggere?

Pensioni: ecco cosa succederà nei prossimi anni

Come anticipato l’Italia è uno dei Paesi più anziani al mondo con una spesa previdenziale altissima. Considerando che gran parte della popolazione è nata durante il boom economico degli anni ’60 e ’70 ciò significa che nei prossimi 10-20 anni il numero dei pensionati aumenterà in misura importante.

Riforma delle pensioni
Nei prossimi anni aumenteranno i pensionati/ Ilovetrading.it

È stato stimato che nei prossimi 10-20 anni i pensionamenti saranno circa un migliaio al giorno. Ciò comporterà due problemi: mancanza di figure professionali che sostituiranno quelle in uscita a causa del forte calo delle nascite; sempre più assegni previdenziali da sborsare per l’Inps. Senza contare che il numero di pensionati potrebbe anche aumentare grazie a misure di prepensionamento come Ape sociale, Opzione donna e Quota 41, qualora venissero riconfermate.

Il sistema economico, di questo passo, certamente non potrà reggere a lungo. È vero che le casse dell’istituto di previdenza sociale traggono già una boccata di ossigeno dal fatto che oggi – e ancor più negli anni che verranno – gli assegni vengono per lo più calcolati con il sistema di calcolo contributivo. Ma è anche vero che l’allungamento della vita media comporterà pensioni sempre più lunghe. A ciò si aggiunge un terzo nodo cruciale, questa volta a carico dei contribuenti: gli assegni del futuro potrebbero non essere più sufficienti a far fronte a costi della vita che sembrano destinati a crescere progressivamente.

Una riforma strutturale delle pensioni è non solo necessaria ma anche urgente. Il problema è che rischia di essere impossibile muovere una pedina senza farne crollare dieci. Se non si supera la legge Fornero, gli attuali 35-40enni rischiano di dover lavorare fino a 74-75 anni per poi trovarsi con una pensione di mille euro al mese circa. Ma la riforma previdenziale non può nemmeno abbassare troppo l’età pensionabile altrimenti il sistema crolla come un castello di carte. Trovare un compromesso tra tutte le istanze senza penalizzare nessuno sarà forse il più grande compito che questo Esecutivo è chiamato a svolgere.

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