Una svolta nelle relazioni tra Fisco e contribuente grazie a sentenze che cambiano le regole del gioco, per un rapporto più equilibrato Non si parla più di richieste generiche, ma di un dialogo fondato su dati già disponibili Decisioni che mettono un limite alle pretese e semplificano gli obblighi documentali. Orientamenti che rafforzano la trasparenza e il rispetto delle garanzie procedurali
Negli ambienti istituzionali si avverte un cambiamento radicale nella relazione con il Fisco. Ci si sarebbe potuti aspettare richieste in abbondanza di documenti e procedure complesse, ma in realtà emergono sentenze che ribaltano la prospettiva tradizionale.

Nuove pronunce spostano il peso dell’azione dall’esperienza del contribuente alla responsabilità dell’Agenzia delle Entrate, rivedendo il modo con cui vengono gestiti i controlli e le verifiche in Italia.
Documenti già nelle banche dati, addio alle richieste superflue
La Corte Costituzionale con la sentenza n. 137 del 28 luglio 2025 ha stabilito che non è più possibile intimare al cittadino la produzione di documenti che l’Amministrazione già possiede o può acquisire autonomamente, come le fatture elettroniche o i dati presenti nell’Anagrafe tributaria.

Questo orientamento restringe l’applicazione dell’articolo 32 del DPR 600/1973, spiegando che la preclusione probatoria riguarda solo dati favorevoli al contribuente e non può trasformarsi in un obbligo ingiustificato per informazioni già disponibili. Si consolida così un rapporto fondato su cooperazione e lealtà, che sposta sull’Agenzia delle Entrate la responsabilità di dimostrare eventuali irregolarità. Per i contribuenti significa non dover più recuperare documentazione ridondante, alleggerendo un carico burocratico spesso insostenibile e avviando un percorso verso una fiscalità più moderna e rispettosa.
Verifiche e ispezioni con motivazione dettagliata: un cambio di paradigma
Parallelamente, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza del 6 febbraio 2025 nel caso Italgomme Pneumatici e altri contro Italia, ha imposto che gli accessi nei locali aziendali e professionali siano giustificati da motivazioni concrete e non da autorizzazioni generiche. La normativa italiana è stata giudicata non conforme all’articolo 8 della CEDU, che tutela il diritto alla vita privata e al domicilio, esteso anche agli spazi di attività economica. Di conseguenza, con il Decreto Fiscale (DL 84/2025) è stato introdotto l’articolo 13-bis nello Statuto del contribuente, che prevede motivazioni dettagliate sia nei provvedimenti autorizzativi sia nei verbali di accesso. Questi dovranno riportare le operazioni svolte, le richieste avanzate e le osservazioni del contribuente, con la possibilità di rifiutare la firma motivando la scelta. Si tratta di garanzie che rafforzano il contraddittorio e tutelano chi subisce un’ispezione.
Queste innovazioni si integrano con i principi dello Statuto del contribuente, che sancisce il diritto alla trasparenza e a un contraddittorio effettivo. L’obiettivo è ridurre il contenzioso e bilanciare i rapporti tra cittadini e Fisco, introducendo standard europei di proporzionalità e rispetto della sfera privata. Si pensi a una piccola impresa che non deve più fornire al Fisco documenti che quest’ultimo già possiede o a un professionista che affronta un’ispezione sapendo che ogni passaggio deve essere tracciato e giustificato. È una trasformazione che supera la visione tradizionalmente autoritaria dei controlli fiscali, aprendo a un nuovo modo di concepire i rapporti tra Amministrazione e contribuenti.