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I commercianti scrivono una nota: non trasformateci in controllori

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Salvatore DiMaggio

Il rapporto tra Green pass ed esercenti non è dei più facili. Non solo molti esercenti hanno paura che il Green pass costituisca un ulteriore deterrente al consumo: c’è il delicato nodo dei controlli.

Baristi e ristoratori sono divisi sul documento verde. Quelli che temono maggiormente la varante Delta vedono in esso una fonte di serenità. Gli altri lo temono come un ulteriore disincentivo ai consumi. Ma quel che più infastidisce tutti sono i controlli: il doversi trasformare in sceriffi.

Scaricare su ristoratori e baristi il dovere del controllo del Green pass è assai problematico da molti punti di vista. Innanzitutto si sobbarcano gli esercenti di lavoro extra non retribuito. In secondo luogo, si creano occasioni di frizione e contrapposizione con la clientela che invece si dovrebbe attrarre.

Fipe non ci sta

E poi c’è anche il nodo della responsabilità a carico del controllore: eventuali sviste di chi controlla sarebbero senza azionate in modo molto duro. Per questo gli esercenti vedono nei controlli uno dei nodi più critici.

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Proprio per questo Fipe-Confcommercio scrive una nota nella quale mette le carte in tavola. Si sottolinea non solo che i controlli scaricati sugli esercenti sono assai problematici per questi. Ma al limite gli esercenti sarebbero anche d’accordo. La questione su cui FIPE punta soprattutto il dito è quella relativa ai documenti d’identità. Non solo dover controllare i famosi Green pass, ma anche i documenti è troppo. Sottolinea il FIPE che gli esercenti vivono con profondo disagio il dover dimostrare così tanta sfiducia nei confronti di quei clienti nei confronti dei quali non vogliono porsi come fastidiosi censori.

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Comprensibili le preoccupazioni di è stato così colpito dalla pandemia e che oggi deve ricoprire anche panni che certamente non desidera.

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