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Tamponi salivari e nasofaringei: perchè la confusione mette a rischio il lavoro

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Salvatore Dimaggio

La normativa su covid e lavoro non smette di  suscitare polemiche specialmente nel mondo della scuola. Ma il mondo della scuola è semplicemente diventato, suo malgrado, il canarino nella miniera.

È diventato una sorta di immenso laboratorio nel quale a causa dell’obbligo del Green pass si verificano prima quelle problematiche che poi assai probabilmente si verificheranno negli altri contesti lavorativi. Questo perché sempre di più sono convinti che l’obbligo del Green pass si estenderà e che di conseguenza le problematiche della scuola ben presto si incontreranno anche altrove. Il mondo della scuola è assai preoccupato a causa del Green pass breve e dei tamponi necessari per ottenerlo. Sappiamo bene che oltre il Green pass che si ottiene a seguito del vaccino o della guarigione c’è anche il Green pass che si ottiene in virtù dei tamponi.

Perché all’estero è accettato?

Ma qui scatta la questione: di quali tamponi si ha bisogno? Attualmente il Governo è fermo sulla sua decisione di ammettere solo il tampone nasofaringeo. Ma tanti nel mondo della scuola chiedono che sia da ammettere anche il tampone salivare. Il tampone salivare è molto più pratico ed economico per chi vi si sottopone e secondo varie associazioni sindacali della scuola è incomprensibile che il governo italiano non lo riconosca tra quelli utili per avere il pass.

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I sindacalisti fanno sapere che invece in Francia specialmente, ma anche in tanti paesi europei il tampone salivare si usa per il tracciamanto e non si capisce perché non si dovrebbe fare questo anche in Italia.

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La normativa in realtà non è chiarissima e secondo alcuni, alcune circolari lo avrebbero in qualche modo preso in considerazione ma in effetti la situazione confusa e bloccata. ANIEF ha chiesto al governo che invece i tamponi salivari possono essere utilizzati per il tracciamento come accade all’estero.

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