Israele è già partito con la terza dose di vaccino. Vediamo se si tratta di qualcosa di realmente utile o se è solo una manovra politica. E vediamo cosa potrebbe accadere da noi.
Israele ha battuto tutti sul tempo con la partenza della terza dose di vaccinazioni. Ma ciò non è esente da polemiche. Infatti l’Organizzazione mondiale per la sanità aveva duramente strigliato i paesi che stanno pensando di una terza dose. Infatti mentre i paesi ricchi dell’Occidente parlavano di terza dose i paesi poveri non hanno ancora ricevuto neppure la prima. O meglio, nei paesi in via di sviluppo pochissime persone hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Dunque era chiaro il richiamo dell’OMS a pensare prima a vaccinare con prima e seconda dose i paesi poveri e poi si sarebbe passati a ragionare sulla terza.
Una scelta politica
Israele però non ha voluto sentire ragioni. Incurante del fatto che questa penuria di vaccini in realtà è proprio causata dal fatto che i paesi ricchi hanno consentito alle aziende farmaceutiche di mantenere i brevetti e dunque di produrre una quantità di vaccini più bassa rispetto a quelli che si sarebbero potuti produrre, Israele è partito con la terza dose. In realtà gli analisti internazionali non hanno mancato di notare come il governo conservatore israeliano abbia fatto una vera e propria bandiera elettorale della sua efficienza nel contenere i contagi. Tuttavia le cose sono andate storte all’esecutivo israeliano. Infatti nonostante la vaccinazione massiccia, i contagi ad un certo punto sono ricominciati.
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Ecco che allora per mantenere ferma l’immagine di efficientismo e per non appannare quello che era stato ampiamente sbandierato come un grande successo dell’ esecutivo ora si parte con la terza dose. Difficile dire se questa manovra sarà seguita a breve anche da noi.
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I paesi occidentali non vogliono scontentare troppo l’OMS ma può anche darsi che anche i politici europei seguiranno Israele nella sua voglia di apparire efficiente sul piano vaccinale.
