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Pedopornografia: Apple vuole frugare nei dispositivi, ma per ora non può

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Salvatore Dimaggio

Apple aveva annunciato alcuni mesi fa una funzionalità innovativa nei suoi sistemi. Non si trattava di un servizio per l’utente finale, ma per la comunità.

Apple ha creato algoritmi in grado di individuare nel fiume infinito di foto scattate e salvate dagli utenti, quelle che purtroppo costituiscono materiale pedopornografico. L’azienda ragiona così: scovare i pedofili direttamente dai dispositivi consentirebbe di contrastare questo sudicio traffico con molta maggior efficacia. Ottimo, ma ovvimante non sono mancate le polemiche. Apple ha rassicurato i giornalisti. Si fidano dei loro algoritmi ma prima di passare alla segnalazione alle autorità di persone che tengono comportamenti criminali, dovrà essere un operatore umano a dare il suo ok.

Troppi dilemmi

Dovrebbe partire tutto negli USA, ma poi dovrebbe estendersi in altri paesi. Non è nuova la questione. Già problemi simili sono successi con i sistemi di criptaggio di iPhone. Insomma, tra la libertà degli utenti ed il contrasto al crimine quale istanza è prevalente? Ovviamente non esiste una risposta e trovare la mediazione è tutt’altro che facile. Ma gli attivisti della privacy si sono fatti sentire e l’azienda è stata costretta a fare un passo indietro, anzi di lato. Apple ha fatto sapere che per ora preferisce perfezionare il sistema. Ma cosa in particolare ha spaventato Apple? Sono venute fuori le grandi potenzialità di questo sistema di schedatura ed identificazione delle immagini che potrebbero essere utilizzate a fini anche molto distorti.

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Ad esempio regimi politici che desiderano scovare i dissidenti e punirli in modo duro potrebbero imporre ad Apple di collaborare a ciò se vuole operare nei loro territori. Ma non basta. Sono tante le criticità che hanno imposto ad Apple un po’ di tempo in più per riflettere.

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Gli eventuali problemi di algoritmo possono essere in breve superati ma quelli etici e politici, non sono così facili da eliminare.

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