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Robin Food: finalmente i rider si sono stufati di farsi sfruttare e guadagnano

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Salvatore Dimaggio

Robin Food è una bellissima iniziativa e chiariamo subito che auguriamo a questo progetto tutto il successo del mondo.

Quando si parla del mercato dei Riders si parla di uno dei trend in più forte crescita. Non mancano analisi a vario livello che dimostrino come il cosiddetto q-commerce, vale a dire gli acquisti portati subito a domicilio dai Rider, siano una delle tendenze più forti del mercato in questo momento. In continua crescita, ma esplosa durante la pandemia quella del Rider è la figura centrale di un mercato che arriva direttamente a casa del consumatore. Anzi che parte dalla casa del consumatore tramite l’App nel suo smartphone e gli arriva direttamente a casa grazie a rider. Ma in tutto questo mare di app servizi e percentuali sempre più risicate al Rider non arriva quasi nulla. Infatti tra la catena del fast food e l’app che lo gestisce, il Rider è (si scusi il gioco di parole) davvero l’ultima ruota del carro.

Basta sfruttamento

Anche se fanno un lavoro piuttosto pericoloso ed usurante non sono coperti da nessun tipo di garanzia sono sfruttati e sottopagati. E’ il mercato del lavoro attuale che consente e tratta come assolutamente normali fenomeni di sfruttamento del lavoro così evidente. Visto che lo stato se ne infischia, dobbiamo dirlo, di tutelare questi lavoratori e che la sinistra (un tempo paladina dei diritti dei lavoratori) di tutto parla tranne che dei lavoratori, sette rider fiorentini che si sono stufati di essere sfruttati hanno deciso di mettersi completamente in proprio.

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Un contratto stabile e decoroso, un’equa spartizione dei profitti: questi i fiori all’occhiello di “Robin Food coop“.

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Altro consumo, che ne dà notizia, riporta i nomi dei coraggiosi fondatori:  Duccio, Nadim, Simone, Mahmad, Alessandro, Luca, Salvatore.

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