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Prepariamoci ai razionamenti. In Inghilterra e Cina sono già realtà

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Salvatore Dimaggio

La parola razionamenti ci fa venire in mente immagini in bianco e nero e ricordi lontanissimi di periodi bellici eppure l’interruzione della supply chain globale la sta facendo diventare di nuovo realtà.

In Inghilterra ci sono i razionamenti alle pompe di benzina tanto che è diventato reato fare il pieno punto si sono riscontrati tafferugli è dovuto intervenire l’esercito. In Cina ci sono i razionamenti dell’energia elettrica. Il carbone scarseggia e infatti sta aumentando di prezzo in maniera impressionante è così intere città ed aziende sono senza energia. La catena della produzione interconnessa livello globale per cui tante aziende cinesi si stanno fermando. Ma dovranno fermarsi e rallentare la produzione anche tante aziende europee ed americane perché sono rifornite di norma da quelle cinesi di materie prime di semilavorati. I chip come ormai sappiamo da tempo scarseggiano e questo impatta su tantissime altre industrie per prima quella dell’automotive.

Caffè, carta, acciaio, grano…

Anche se non se ne parla tanto materie prime come grano caffè e acciaio stanno diventando quasi introvabili e lo stesso vale per la carta. Pian piano tutto questo passerà dai listini delle commodities dove stiamo vedendo incrementi veramente inverosimili ai banchi dei supermercati. Attualmente l’unico mercato sul quale stiamo vedendo gli effetti della penuria di materie prime ed energia è quello delle bollette di luce e gas e della benzina ma ben presto si espanderà a macchia d’olio. Il covid-19 ha creato buchi nella produzione e nella trasformazione di merci e di materie prime che fino ad oggi non avevano manifestato in tutta la propria forza il loro impatto.

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Ma adesso comincia a manifestarsi e il doppio effetto sarà quello di far arricchire chi commercia in questa materia prima così preziose. Ma anche quello di rendere la vita assai difficile per chi deve comprare questi prodotti per produrre o anche semplicemente per vivere.

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Goldman Sachs ritiene che addirittura il 44% della filiera produttiva cinese sia stato intacato dalla crisi energetica.

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