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NFT: attenzione al trucco dell’unicità. C’è chi perde tanto

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Salvatore Dimaggio

I non fungible token stanno diventando sempre più diffusi e sempre più acquistati.

Vediamo di capirci meglio. Sempre più artisti grandi e piccoli creano i propri non fungible token, vale a dire oggetti virtuali unici che non si possono riprodurre. Li pongono sul mercato e questi aumentano o diminuiscono di valore in base alle richieste del mercato stesso. Ovviamente non sono solo gli artisti a crearli. Ormai ci sono messi anche stilisti e fumettisti a salire sul carro di questa popolare forma di investimento. Chi investe il non fungible token si sente garantito dalla tecnologia blockchain. In effetti la tecnologia blockchain consente una sicurezza assoluta sul fronte della non riproducibilità di conseguenza il mio non fungible token non potrei essere clonato da nessuno.

Unici eppure molteplici

Questa è una certezza. Ma bisogna capire un fatto fondamentale che a molti sfugge e che è all’origine di parecchi guai sulle piattaforme di non fungible token. L’oggetto da cui è stato creato e non fungible token sia esso un disegno un video una canzone o qualsiasi altra cosa è suscettibile di generarne altri. Se io sono proprietario di un’opera d’arte di Leonardo Da Vinci e decido di trasformarla in un non fungible token è vero che nessuno potrà clonare quel NFT. Ma è anche vero che nessuno può impedirmi di creare altri non fungible token nuovi basati sulla stessa opera. È una differenza sottile ma fondamentale.

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Questo rende molto difficoltoso comprendere quali possano essere le reali quotazioni delle opere non fungible token e spesso sulle piattaforme capita di assistere a brutte sorprese.

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Dunque importante capire che l’unicità sta nel non fungible token e non nel rapporto tra i non fungible token e la cosa da cui è sviluppato.

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