Redazione

Disclaimer

Privacy Policy

Il mistero del perchè Fortnite non vuole gli NFT forse svelato

Foto dell'autore

Salvatore Dimaggio

Da un po’ di tempo si parlava dell’ingresso dei non fungible token all’interno del mondo di Fortnite.

Fortnite è molto più di un videogame ma è ormai un enorme e ricchissimo mondo virtuale nel quale gli utenti giocano, si incontrano, socializzano. Quasi impossibile descrivere la vastità del fenomeno e la vivacità del mondo creato da Fortnite. Tanto che addirittura qualcuno si è lamentato di una sorta di alienazione portata dal gioco. Ma al di là di questi concetti ciò che circolava da un po’ era l’idea che i non fungible token avrebbero fatto il loro debutto in questo mondo virtuale. In tanti lo credevano visto che non fungible token stanno portando guadagni enormi dove vengono adottati e un mondo vasto e pieno di fan come quello di Fortnite sicuramente avrebbe garantito a questi non fungible token un mercato assai florido e dinamico e di conseguenza quotazioni veramente alte.

Perché no?

Stilisti di moda, case di fumetti squadre di calcio ci si stanno buttando un po’ tutti e dunque Sembrava quasi scontato che forse nel c’entrasse. Ma poi la dichiarazione a sorpresa del CEO di fortnite. I non fungible token non entreranno in fortnite. C’è chi è rimasto deluso e chi invece ha apprezzato le parole del Ceo che ha detto di voler difendere i suoi utenti dalla possibilità di truffe e scandali.

Leggi anche: Zuckerberg ha perso 6 miliardi di dollari in un giorno. Talpa e down lo stendono

Decisamente una scelta incomincia abile ma molti credono che dietro ci sia dell’altro. I sospetti risiederebbero proprio nella stessa piattaforma di Fortnite. Infatti gli oggetti che i giocatori possiedono nel gioco, non li possiedono realmente, cioè legalmente.

Leggi anche: Prepariamoci ai razionamenti. In Inghilterra e Cina sono già realtà

Di conseguenza trasformare un oggetto di Fortnite in un NFT creerebbe problemi non da poco perchè non si capirebbe se l’oggetto è di proprietà della piattaforma o dell’utente. Insomma ragioni etiche ma forse anche eminentemente pratiche.

Impostazioni privacy