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Da oggi si chiudono i luoghi di lavoro che non rispettano le normative sulla sicurezza

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Salvatore Dimaggio

Il dramma dei morti sul lavoro in Italia è impressionante.

I numeri vanno citati ma rischiano di diventare qualcosa a cui si fa l’abitudine, che non interessa più a nessuno. Numeri impressionanti di fronte ai quali fare spallucce e tirare avanti. Eppure la tragedia dei morti sul lavoro è una tragedia vera e dimostra come troppi imprenditori preferiscano risparmiare che occuparsi concretamente della salute dei propri dipendenti. Ma non ci adageremo sulla facile retorica del padrone cattivo anche se tantissimi ce ne sono per davvero. Perché molto spesso le aziende che non rispettano i più elementari requisiti di sicurezza sul lavoro sono aziende che pur di strappare un appalto o una commessa da privati devono sostenere una concorrenza feroce da altre aziende che poi ai loro lavoratori magari fanno anche di peggio. La sicurezza del lavoratore purtroppo ha un costo ma senza di essa, la vita del lavoratore viene derubricata a una merce di scarso valore.

Un valore dimenticato

Ma forse in realtà è questo quello che la macchina produttiva ci vuol far capire. In un mondo nel quale persino la Volkswagen è costretta a licenziare 30.000 dipendenti a causa dell’evoluzione tecnologica forse il vero tema è proprio quello della vita umana del lavoratore che diventa sempre più sostituibile ed a basso valore aggiunto. Il governo con l’ultimo Consiglio dei Ministri rende più facile per chi è preposto ai controlli, chiudere i luoghi di lavoro dove non si rispettano le normative sulla sicurezza. Questo è certamente un passo in avanti che è stato giustamente sottolineato dai sindacati.

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Ma la strada per trattare il dipendente come merita dal punto di vista della sicurezza appare davvero ancora lunghissima.

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I 772 morti dall’inizio dell’anno sui luoghi di lavoro stanno lì a ricordarci che la strada è davvero lunga.

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