Lo denuncia la Fondazione Di Vittorio e la sua analisi è sconfortante.
Il lavoro in Italia è in una situazione allarmante. La ripresa di cui si parla spesso, è una ripresa di fatturati di aziende e professionisti, ma ai lavoratori poveri non arriva nulla. Sono 5 milioni in Italia a risultare formalmente come occupati, ma a guadagnare una cifra con la quale a stento si può sopravvivere e condannati alla precarietà permanente. Una situazione che al sud, poi si somma ad una disoccupazione altissima ed alla resa a lavori in nero spesso con paghe da fame. Politicamente i poveri ed i lavoratori non interessano più a nessuno. Se un tempo la sinistra si batteva per queste tematiche, oggi la sua identità politica è tutta costruita attorno alle questioni legate all’omosessualità, all’ambiente e ad altre tematiche. I 5 Stelle hanno ritenuto di mettere una pezza alla situazione con il Reddito di Cittadinanza, ma dopo aspre critiche questa finanziaria lo ha drasticamente ridotto.
Ultimamente è nato questo strano slogan: “Non si trovano i lavoratori”. Alcuni si divertono a raccontare che ci sarebbero poveri imprenditori che non riescono a trovare operai. Ma non sono mancate inchieste che hanno dimostrato come queste aziende offrissero in realtà paghe da fame a fronte di un impegno lavorativo abnorme. Vi abbiamo raccontato il caso del lavapiatti pagato mezzo euro l’ora con turni di 14 ore. Insomma, di ripresa possiamo cominciare a parlare quando situazioni così angoscianti e disperate non esisteranno più e quando il lavoro sarà pagato per quel che vale.
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Se il reddito di cittadinanza ha avuto un merito è stato quello di offrire un’alternativa a tanti casi di sfruttamento estremo.
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La cosa più triste è che drammi del genere, che dovrebbero infuocare le aule parlamentari sono ignorati del tutto.
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