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L’80% di chi investe in CFD perde. Vediamo se è trading o ludopatia

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Salvatore Dimaggio

I CFD si sono molto diffusi negli ultimi anni e dall’essere un investimento particolare ed esotico sono ormai popolarissimi.

Tanti Italiani li utilizzano anche per un motivo pratico. Il motivo pratico è che i cfd sono estremamente semplici da utilizzare tramite le app. Eppure ogni qualvolta vediamo la pubblicità di un gestore di cfd, campeggia sempre in bella vista una scritta veramente inquietante. Si tratta di una scritta che in un certo senso somiglia a quelle sui pacchetti di sigarette. Si tratta di un avvertimento dissuasivo che ci mette in guardia sulla percentuale di investitori che perdono con quella piattaforma. E di norma si tratta di percentuali spaventose che vanno dal 75 al 90%. Ma allora ci chiediamo: investire sui CFD equivale ad una ammissione implicita di soffrire di ludopatia?

Investimento o ludopatia?

È difficile rispondere a questa domanda perché interpella l’uomo e l’investitore sotto molteplici sfaccettature. In effetti un investimento che fin da principio ci offre chiaramente assai poche probabilità di vittoria somiglia un po’ al Gratta e Vinci o alla lotteria, vale a dire a quei giochi d’azzardo che sono allettanti solo superficialmente, ma dai quali non si può che uscire con le ossa rotte. In linea di principio diciamo che dei cfd con una leva molto bassa potrebbero essere forse una piccola parte di un investimento più grande e più tradizionale. Dunque in linea di principio non è sbagliato necessariamente affidare ad un cfd il ruolo di parte più “avanguardista” del nostro portafogli. Ma più di questo francamente questi strumenti non possono essere.

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Strumenti che offrono una percentuale di riuscita così bassa sarebbe meglio lasciarli perdere o, appunto, assegnar loro un ruolo assolutamente marginale, magari di copertura, in una strategia più vasta ed equilibrata.

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La parola d’ordine non può che essere: prudenza.

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