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Allarme commercialisti: una professione in declino che non paga più

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Salvatore Dimaggio

La figura del commercialista un tempo era una figura importante e che consentiva ai professionisti guadagni anche lauti.

Ma negli ultimi 10 anni questa professione è stata letteralmente svuotata di senso e di significato. I guadagni sono sempre più risicati e la percezione comune è quella di una professione che nel tempo avrà sempre meno senso. Capita sempre più spesso di sentir dire ai commercialisti che da qui a qualche anno l’informatizzazione li lascerà senza lavoro. In effetti è questa la tendenza in atto e mette seriamente a repentaglio una professione importante. La cosiddetta disintermediazione è stata uno dei grandi cavalli di battaglia degli ultimi anni. In pratica il cittadino ed il fisco possono entrare in contatto direttamente senza l’intervento del commercialista e il tutto può avvenire on-line. Dunque del commercialista non c’è più bisogno. Le cosiddette precompilate ed i portali che consentono al cittadino di fare tutto da sé autonomamente sono un’altra riprova di questo triste declino.

Professionalità sempre più svenduta e svilita

Ma una novità dell’ultimo anno sono anche le app che permettono assistenza fiscale a prezzi stracciati magari demandando materialmente le pratiche a persone poco qualificate e sottopagate. Insomma guai a credere che siano soltanto gli operai e gli autisti a restare disoccupati grazie alla crescita della tecnologia. Anche lavori di concetto progressivamente diventano sempre più obsoleti in un’assurda e pericolosa corsa verso il nulla occupazionale. E’ tristissimo sentire dire a commercialisti e consulenti del lavoro che ormai si tira a campare, che i guadagni sono sempre più ridicoli ed in tanti casi cercare proprio lavori alternativi.

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E’ sintomatico di una politica vuota che con la scusa dell’innovazione, distrugge lavoro e non lo crea mai.

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Quali sono le prospettive concrete per questa professione? A sentire chi ci lavora sono assai scarse.

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