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Davos: tra i big dell’economia prevalgono il forte pessimismo e l’allarme povertà

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Salvatore Dimaggio

Il forum di Davos riunisce ogni anno personaggi molto influenti del mondo dell’economia e non solo.

Ogni anno questa è l’occasione per fare il punto della situazione sullo stato dell’economia e sulle grandi questioni del nostro tempo.

EPA/GIAN EHRENZELLER/ANSA

Quest’anno al Forum di Davos le prospettive emerse dai vari interventi sono state tutte piuttosto fosche e pessimiste.

Forte pessimismo e rischio stagflazione

Vediamo che cosa spinge gli esperti intervenuti all’importante forum mondiale verso questa cupa visione dell’economia e delle prospettive mondiali.

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Innanzitutto c’è il forte timore che il mondo possa finire in recessione. I segnali ci sono tutti e il mix di alta inflazione e produttività sempre più bassa potrebbero addirittura aprire lo scenario della stagflazione. Questo è sostanzialmente ciò che i grandi dell’economia si attendono prossimamente per il mondo. Ma le conseguenze più profonde saranno sul cibo e sulla povertà.

Carestia globale e disuguaglianze

Infatti ad essere particolarmente temuta è la carestia globale. La forte inflazione ha reso sempre più difficile la coltivazione e l’allevamento è il rischio di una carestia globale diventa sempre più concreto. Carestia globale vuol dire fame estrema in Africa e Medio Oriente e ondate migratorie senza precedenti verso l’Europa e soprattutto verso l’Italia. Ma oltre alla recessione e alla carestia globale la percezione diffusa è che i passi in avanti fatti contro la povertà siano svaniti nel nulla.

Allarme povertà sempre più grave

Le distanze siderali tra ricchi e poveri sono sempre più forti sia all’interno dei paesi occidentali che tra nord e sud del mondo. Dunque l’altro vero allarme è quello delle tensioni sociali che rischiano di diventare veramente ingestibili. Il nostro mondo è un mondo sempre più ingiusto nel quale chi finisce in povertà non ha strumenti di tutela. E questa è una condizione molto dolorosa che in Italia conosciamo perfettamente. Tra i grandi di Davos prevale l’idea che la globalizzazione sia al capolinea e che lo scambio frenetico di beni e servizi che si è visto fino ad oggi stia lasciando il posto ad un mondo molto più frastagliato e molto più diviso in aree di influenza molto contingentate. Percepibile la mancanza di misure contro le ingiustizie che rischiano di disgregare le nostre comunità e che rendono sempre più stanchi e depressi i cittadini in difficoltà.

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