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Parte della busta paga in nero: le sanzioni diventano altissime

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Bruno Galvan

Ci sono dei rischi anche per il lavoratore che percepisce stipendio in nero da parte del datore di lavoro. Le sanzioni sono davvero alte e si rischia anche penalmente.

La busta paga rappresenta il documento in cui si attesta il pagamento mensile del lavoratore. A riguardo va detto che grazie al taglio del cuneo fiscale è aumentato il netto in busta paga per i lavoratori dipendenti.

Parte della busta paga in nero: le sanzioni diventano altissime
Stipendio a nero: cosa rischia il lavoratore – Ilovetrading

Stipendio a nero: cosa rischiano il lavoratore e l’azienda. Una buona notizia per contrastare un tasso d’inflazione sempre più in crescita nell’ultimo periodo. Nonostante questi sgravi, il lavoro nero resta uno dei problemi più importanti del nostro Paese. Il lavoro sommerso non è solamente quello di chi percepisce uno stipendio senza essere messo in regola ma anche chi riceve degli extra fuori busta paga. Anche in questo modo si sfugge al Fisco contribuendo dunque all’evasione dello stesso.

Cosa rischia chi riceve stipendio in nero: le sanzioni per il lavoratore

Con l’arrivo del Reddito di Cittadinanza si è diffusa anche la consuetudine di lavorare in nero senza perdere il sussidio. In questo modo è come se entrasse un altro stipendio senza che vi sia traccia. In caso di pagamento a nero non è soltanto l’azienda a rischiare grosso ma anche il lavoratore che si presta a questa attività illegale.

Il lavoratore rischia grosso se viene infatti accertato il suo lavoro in nero. Chi percepisce infatti la disoccupazione non può lavorare. In caso contrario sta commettendo una truffa ai danni dello Stato passibile dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione. Inoltre dovrà anche restituire tutte le somme percepite indebitamente dall’INPS fino al momento in cui non è stato accertato il cosiddetto doppio lavoro.

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Cosa rischia l’azienda che paga lo stipendio a nero – Ilovetrading

Cosa rischia l’azienda se paga stipendio a nero

Il lavoro nero in Italia vale almeno 76 miliardi di euro. Parliamo quasi del 4,3% del Prodotto Interno Lordo. La sanzione per il lavoro irregolare, detta “Maxisanzione” perché può raggiungere cifre considerevoli in quanto calcolata su ogni lavoratore coinvolto, viene graduata per fasce in base alla durata del comportamento illecito. Attualmente la sanzione è determinata come di seguito:

  • da euro 1.800 a euro 10.800 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del
    lavoratore sino a trenta giorni di effettivo lavoro;
  • da euro 3.600 a euro 21.600 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del
    lavoratore da trentuno e sino a sessanta giorni di effettivo lavoro;
  • da euro 7.200 a euro 43.200 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del
    lavoratore oltre sessanta giorni di effettivo lavoro.

Le sanzioni, poi, sono aumentate del 20% in caso di impiego di:

  • lavoratori stranieri;
  • minori in età non lavorativa (cioè coloro che non possono far valere dieci anni di scuola
    dell’obbligo e il compimento dei sedici anni);
  • percettori del Reddito di cittadinanza.

Il datore di lavoro che viene colto ad impiegare dipendenti in nero, oltre a pagare le sanzioni come sopra descritte, subirà anche delle conseguenze di altra natura a tutela del lavoratore coinvolto, ovvero sarà tenuto al pagamento stipendi non versati, differenze retributive, indennità non pagate, trattamento di fine rapporto, contributi. Il Governo della Meloni sta provando ad alleggerire la pressione fiscale sulle aziende per stimolare le assunzioni a tempi indeterminato favorendo così l’occupazione.  A dicembre 2022 il numero degli occupati è aumentato rispetto al medesimo periodo di un anno fa. Una notizia parzialmente positiva perchè il problema lavoro in Italia va risolto con riforme strutturali.

 

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