Sia alla Fed che alla BCE stanno tutti attenti a non nominarla mai. Se proprio qualche giornalista la tira in ballo, loro ripetono sempre il solito mantra: è transitoria.
Ma l’inflazione sta crescendo in tutto il pianeta e non è affatto transitoria. Lo leggiamo nei valori dell’alluminio che sono raddoppiati in un anno, così come lo vediamo nei cantieri edili che fanno registrare impennate delle materie prime davvero tremende. Se ne accorge l’industria dell’auto che non trova microchip. Più che l’inflazione in alcuni settori si può parlare davvero di penuria di materie prime, che è qualcosa di concettualmente oltre l’inflazione.
Prima o poi si dovranno chiudere i rubinetti
Ma l’inflazione dovrebbe essere affrontata dalla Banca Centrale. Per sua natura la Banca Centrale ha il compito di garantire una certa stabilità dei prezzi. Dunque l’inflazione è proprio una bestia che sta alla Banca Centrale domare. Ma perché le banche centrali continuano a far finta di niente? Semplicemente perché hanno drogato oltre misura il mercato di stimoli e se dovessero dare l’idea che questi stimoli stanno terminando è abbastanza probabile che in borsa si scatenerebbe il panico. Anche perché sappiamo da anni che i mercati sono ampiamente sopravvalutati e dunque se ci fosse il timore di un riallineamento ai valori reali non potrebbe che avvenire di schianto.
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La grande domanda allora è: per quanto tempo potranno continuare a far finta di niente? Probabilmente già in questi mesi si dovrà timidamente evocare lo spettro della riduzione degli aiuti.
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I governatori delle banche centrali sono abilissimi nel dire che il tutto avverrà in modo estremamente morbido ma ci sarà un momento nel quale la borsa capirà che i rubinetti stanno per chiudersi sul serio e lì probabilmente sarà difficile arginare il panico
