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Borse, calma apparente. Ma la settimana potrebbe chiudere in profondo rosso.

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Salvatore Dimaggio

 La borsa in questo periodo sta mostrano un andamento pericoloso e che può essere facilmente frainteso.

 

Sembra riuscire a digerire qualsiasi brutta notizia con una giornata negativa una scrollata di spalle e poi andare avanti. Lo abbiamo visto con evergrande poi lo abbiamo visto con lo shock energetico. Qualsiasi notizia per quanto grave e sistemica sia provoca giusto un giorno di mal di testa alle borse mondiali e poi si riparte di slancio come se niente fosse. Ma tutto questo è alimentato dai massicci aiuti che la Fed e le banche centrali stanno erogando alle borse. Non esiste nessuna ragione seria per salire in questo modo quando si affaccia all’orizzonte un periodo di marcata inflazione ed una supply chain che ormai abbiamo capito essere piena di buchi. Molte aziende in Cina sono ferme e la catena degli approvvigionamenti è irrimediabilmente compromessa.

La catena degli approvvigionamenti è rotta

Questo significa che la ripresa non potrà essere che essere vulnerata da profondi problemi che non si risolvono con un colpo di spugna. Le migliori analisi disponibili sottolineano come la crisi energetica, la crisi del supply chain e la bolla immobiliare si hanno problemi davvero grossi e non a caso i falchi delle banche centrali premono per un tablet in moto accelerato. Di conseguenza non dobbiamo continuare a convincerci che finché la porta sale va tutto bene Ma leggendo i dati con più profondità ci accorgiamo dobbiamo essere pronti a brusche correzioni. D’altro canto Morgan Stanley ha detto che vede come probabile una correzione di ben il 20%.

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Questioni come la crisi energetica o la penuria marcata di materie prime… carta, carbone, grano, acciaio e la lista è lunghissima, sono strutturali. Non sono notizie che vengono date un giorno e che quello dopo diventano vecchie.

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E’ importante ragionare in termini difensivi e rendersi conto che quando il metadone del Qe comincerà a scarseggiare le cose cambieranno molto.

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