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La rivincita degli ambientalisti: se ci aveste ascoltati ora non saremmo dipendenti da petrolio e gas

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Salvatore Dimaggio

Con forti rincari delle bollette di luce e gas e con la grave spirale inflazionistica torna d’attualità il discorso sull’ambiente.

Per meglio dire, torna il discorso sulle fonti rinnovabili. Da un lato gli ambientalisti sono sotto accusa. Molti infatti sostengono che sia stata proprio la transizione energetica a determinare il maggior costo dell’energia. O almeno ad offrire il suo contributo. I più scettici sulle tesi ambientaliste sostengono che la transizione energetica impone dei costi che poi inevitabilmente vengono trasferiti all’utente finale in bolletta. Al contrario proprio negli ambienti più vicini alle tematiche green si ribaltano i termini della faccenda. Gli ambientalisti e più in generale coloro che premono sull’adozione di energie rinnovabili e sostenibili vedono le cose molto diversamente.

Un discorso paradossale

Chi è a favore delle energie rinnovabili e sostenibili sostiene che l’attuale drammatica impennata di gas e petrolio avrebbe ben poche conseguenze se fossimo meno dipendenti da queste due fonti inquinanti e che comunque non produciamo noi. È una situazione paradossale ed in parte hanno tutti ragione. La transizione ecologica ha un costo e ciò è innegabile. Tuttavia è anche vero che se la transizione l’avessimo già fatta o se fossimo comunque sia a buon punto, gli incrementi di gas e petrolio avrebbero un impatto più relativo su di noi perché produrremo autonomamente tramite pannelli solari eolico eccetera la nostra energia. Insomma è una transizione che ha dei costi ma che prima si fa e meglio è.

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Sicuramente l’Italia non dispone di gas o petrolio e questo ci rende vulnerabili.

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Ma vulnerabili sono anche i paesi produttori perché in definitiva le aziende il petrolio devono comunque pagarlo un pezzo standardizzato per tutto il mondo

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