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Torna l’incubo DaD. Ecco in quali casi scatterà e quali saranno gli obblighi

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Salvatore Dimaggio

La Dad è stata veramente un incubo per tante famiglie italiane. Dover lavorare in smart working e nel frattempo dover badare ai figli impegnati in inverosimili sezioni scolastiche non è stato facile. 

Se ci mettiamo anche il computer che si disconnette e professori in buffering è stato veramente un disastro. Il governo Conte aveva adottato una linea molto favorevole alla didattica a distanza. Infatti per il precedente esecutivo la pandemia pur nella sua drammaticità consentiva alla scuola di dotarsi di questo strumento moderno ed evoluto. Dunque per il precedente governo la didattica a distanza era qualcosa di moderno che migliorava la scuola.

Ecco come ritorna la DaD

Tuttavia l’esito delle prove Invalsi e l’esperienza di docenti ed alunni hanno dimostrato un qualcosa di ben diverso. La didattica a distanza è disastrosa per la qualità dell’apprendimento. Allontana docenti ed alunni e rende faticoso approcciarsi ad una materia. L’attuale governo ragiona in maniera letteralmente opposta rispetto al precedente. Ritiene la didattica a distanza un danno per la scuola e soprattutto per gli studenti. Pertanto l’attuale governo vuole evitare ad ogni costo la Dad. Ma ciò non toglie che esiste una normativa che prescrive esplicitamente la Dad in taluni casi. Vediamoli insieme. La normativa sulla questione è già chiara e netta: è all’ articolo 1, comma 1 del DL n. 111 del 2021. Il potere di imporla è riconosciuto dalla legge in capo ai sindaci. Saranno i sindaci a poter disporre la Dad, ma solo in alcuni casi.

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Si dovrà essere in zona arancione o rossa ed il sindaco dovrà ritenere indispensabile questa misura in determinate aree particolarmente colpite dal covid o anche per singole scuole.

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Discorso analogo vale anche per le province autonome ma in questo caso il potere spetterà al presidente della Provincia. 

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